Grazie al mio amico Sergio Michilini e al suo prezioso blog "La bottega del pittore" ho scoperto Giovanni Serodine, uno dei più grandi pittori del Seicento.
Premetto che non ho avuto una educazione artistica.
Quel poco che ho studiato al liceo, oltretutto su testi sacri come Argan, veniva a noia a causa di insegnanti a dir poco pedanti e poco stimolanti. Il danno di non appassionare è quello che la gioia del bello, della contemplazione, non viene più naturale, ma va ricercata e perde così parte del gusto.
Ci ho messo tanto e sento ancora oggi un deficit culturale pauroso, ma ogni volta che mi succede resto incantato ad ascoltare chi racconta l'arte e la sa narrare.
Ricorderò sempre una notte nei Grigioni dove Tino (ho la fortuna di aver diversi amici artisti) mi raccontò la storia di Van Gogh. Per una serie di coincidenze mi ritrovai a legere, di lì a poco, dell'intreccio con Gaugin. E di lì a scoprire un'altra Arles il passo fu breve. Da lì a Vincent di Vecchioni, e al Che con il Cristo giallo, sempre di Michilini, fu un'altra scoperta. Ecco, tutto ti parla e si collega.
Così leggere un post di Sergio su Serodine e la brezza carevaggesca, come si titola la mostra di Rancate, a due passi da Varese, mi ha incuriosito. E sì, perché un'altra scoperta fu proprio Caravaggio. E più che una scoperta fu un innamoramento a prima vista. E pensare che in quella Chiesa dei Francesi a Roma ero passato centinaia di volte, senza mai entrare. Poi sette, otto anni fa la scoperta e da allora ogni occasione è buona per ricercarlo Caravaggio.
Serodine lo ricorda tanto. Sono rimasto a guardare incantato tre quadri. Uno, l'unico veramente piccolo, ritrae San Pietro, con un gioco di chiaro scuri così intensi da trasmettere tutta la forze e l'intensità della luce. Lo stesso si prova nell'altro San Pietro che, seduto dietro un tavolo, medita. Il giallo è il colore dominante, ma anche qui si resta incantati nel vedere la forza che esprime il pittore lasciando segni decisi e nervosi sulla tela, ma perfetti che permettono di veder sfumature ogni volta che lo si guarda da angolature diverse. Il gioco dei colori è davvero incredibile.
Il terzo quadro è un ritratto a suo padre. A grandezza quasi naturale, non si può non restar colpiti dalle mani, dalla cura con cui è stato dipinto il drappo che lo copre in basso.
Si rivede davvero molto Caravaggio.
Un artista da conoscere.
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