Ero in Nicaragua quando Sergio Michilini ha iniziato a ragionare su un ritratto di Ruben Darìo. Il nostro provincialismo, ma anche una reale distanza nel tempo e nello spazio, fanno si che in pochi conoscono questo personaggio, vero mito in terra Centroamericana.
Darìo è stato un intellettuale a tutto tondo. Giornalista, scrittore, poeta, di fatto ha attraversato avventurosamente la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento vivendo per lo più tra Parigi e la Spagna, compiendo anche un viaggio in Italia di cui narrerà molto.
Ruben Darìo in Nicaragua è un "mostro sacro", vissuto sempre con venerazione e rispetto. Sergio si è avvicinato alla sua conoscenza come spesso fa, grazie a internet e ad alcune relazioni personali.
Da lì parte una vera caccia al tesoro che porta poi a scegliere quali lenti utilizzare per lasciar passare la propria creatività. Nulla è lasciato al caso, e non basta trovare decine e decine di foto o di dipinti. Per Sergio occorre trovare la linea, l'interpretazione giusta che renda un'idea di chi davvero fosse il personaggio ritratto. Ovvio che questo risponde ai canoni della ricerca personale del pittore, e non dell'intellettuale che si approccia con occhi da letterato, storico o politico. Proprio questo, con una carica di forte soggettività, da al quadro una sua intensità.
Ho visto le prime tracce che seguivano gli schizzi e gli studi, e solo dopo una quindicina di giorni, ormai qui nel freddo inverno varesino, grazie al blog, ho potuto vedere il lavoro finito.
Sergio dice che quel che conta è la pittura, ma poi un po' si contraddice quando, con un bel gusto, ama "spiegarci" cosa vuole raccontare il quadro. Il perché di alcune scelte non restano nel mistero, ma ce le svela.
Darìo appare austero, profondo, intenso, tutto proteso alla scrittura, in una posa che trasmette l'intensità e lo sforzo, ma anche la naturalezza con cui impugna la stilografica. Ho posato per alcune foto che dovevano servire a ritrarre quella posa. Poi nel realizzare il quadro la decisione di cambiare l'impugnatura della penna. Segno che davvero parla la pittura e non solo la razionalità di comporre a freddo.
Per me, come raccontavo nel precedente post, poco incline all'arte, è divertente vedere quanto lavoro, ricerca, studio sta dietro a un'opera come il ritratto di Ruben Darìo. Una foto non è il quadro, ma ci permette di farci un'idea e sono curioso di vedere quale sarà l'ulteriore evoluzione che già starà attraversando la creatività del pittore.
I nicaraguensi apprezzeranno? C'è da scommetterci che ci saranno diverse scuole di pensiero, ma quel che è certo è che da oggi il loro "eroe" si arricchisce di nuovi colori.
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