sabato 28 aprile 2012

Tra Madrid e Panama


Il cielo sopra Madrid è affollato stamattina. È grigio e piove e ci tengono per aria una mezzora in più. È la quarta volta che atterro a Barajas. La prima, tre anni fa, fu per un viaggio con mia mamma ottantenne per scoprire la capitale spagnola. Lei, tenerissima, si muoveva ormai quasi esperta e non c'era lo stupore dell'anno prima, quando da Fiumicino verso Parigi spiccò il volo per la prima volta in vita sua. 

Le altre volte di Barajas sono state un transito, come del resto sempre è un aeroporto. Vado a Managua passando da Panama. L'aereo da Linate si chiamava "Museo Guggehein Bilbao". Iberia stupisce oltre il nome de el avion. Sui sedili una pubblicità dei loro servizi dice: "Hemos puesto el corazón en acortar distancias". Un cuore in fondo alla potente frase per ribadire come il loro lavoro accorcia distanze. È come non dargli ragione? Volo in Nicaragua per la terza volta in un anno e mi sembra la cosa più naturale del mondo. 
L'aeroporto è un crocevia di continenti, di lingue, di destinazioni. Rimesto nella memoria di alcuni film e penso a quanto siano diverse le ragioni dei voli e dei destini delle persone. 
Il viaggio è sempre fascino e scoperta, occorre andare oltre la superficie, richiede un minimo di impegno, ma si viene ripagati per cento. 
C'è tempo tra arrivo e di partenza e così posso lasciar passare emozioni e riflessioni su ora e domani. L'oceano cullerà, probabilmente, un sonno liberatorio, seppur scomodo, dopo giornate di corse e impegni. 
Bello lasciar tutta la responsabilità al comandante di Iberia e farsi trasportare fin al paese del famoso canale. Undici ore e poi altro scalo per volare da Panama a Managua. Arrivo previsto per le 7.30 pm ore locali, ovvero le 3.30am ora italiana.
Ecco Panama. Anche qui il cielo è grigio e ventoso e si prepara a la noche. La prima volta fu una vera sorpresa veder piombare il buio poco dopo le 6pm. 
Curioso come bastino tre volte, che poi sono quattro tra andate e ritorni, per sentir familiarità con un luogo. L'aeroporto è un lungo corridoio doppio. Da un lato i gate di imbarco e dall'altro las tiendas, i negozi dove la fa da padrone tecnologia, scarpe e cioccolata. L'oceano non ha riservato sorprese. Un volo tranquillo tra dormite e letture. Ho divorato l'ultimo Erri De Luca, bellissimo e Llosa Vargas sulla spettacolarizzazione della cultura. Mi mancano solo due capitoli. Sono stupito da come riesco a leggere abbastanza bene lo spagnolo. Peccato non sia pari l'abilità nel parlarlo, ma ci provo ed è già qualcosa per uno imbranato come me. 
Tra pochi minuti l'imbarco per Managua. Sono le 17.55 ore locali, ovvero la una quasi ora italiana. Arrivo in Nicaragua alle 19.30, le 3.30 e poi spero di abbandonare presto la differenza del fuso.

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