Le gazze se ne stanno lì, a distanza quasi regolare, come a fare le sentinelle del rio Papaturro. La vegetazione, di un verde intenso, è fatta prevalentemente di canne ed è uno spettacolo vedere questi grandi uccelli bianchi levarsi in volo.
Partiti da San Carlos entriamo nel fiume dopo oltre due ore di navigazione nel lago
Nicaragua e una breve sosta a Solentiname.
Procedere dentro la riserva naturale di Guatuzos è uno spettacolo. Via via che la barca avanza e il corso dell'acqua si restringe la flora e la fauna appare in tutta la sua grandezza. Tartarughe, iguana, scimmie e una varietà incredibili di volatili riempiono di stupore ogni minuto. Il tempo è clemente e ci risparmia per un giorno, ma la lavata è solo rimandata alla mattina dopo.
Arriviamo a los Guatuzos con la bellezza negli occhi. Siamo dentro la selva solo per pochi chilometri, ma qui il tempo sembra essersi fermato. Dopo il controllo dei militari, siamo a una manciata di minuti dal confine con il Costa Rica, arriviamo al nuovo molo del villaggio.
In tutta l'area vivono poche migliaia di persone, sparse in diverse comunità. Alcune di queste ora sono collegate da una strada che arriva fino a Uppala, ma fino a poco tempo fa richiedevano ore di navigazioni per arrivarci. Ancora oggi diverse di queste sono raggiungibili solo a piedi.
Terre des hommes ha un progetto che segue oltre settecento bambini e ragazzi. Ci sono diverse scuole primarie e secondarie con 19 insegnanti. Una scelta impegnativa perché arrivare qui da Managua richiede almeno sei ore di auto (i bus ci mettono oltre nove ore) fino a San Carlos (nella speranza che il maltempo non interrompa la strada. Le pesanti piogge della mattina hanno infatti distrutto un tratto di carreggiata alternativa e le ruspe hanno dovuto riempire un ponte in costruzione per far transitare i mezzi fermi per tre ore) e poi tre di navigazione nel lago Nicaragua.
Una vera faticaccia e vivere nella selva poi non è proprio facile. Ce ne rendiamo conto noi che, a parte Giori e Rigoberto che stanno lavorando, siamo qui come turisti. Il posto però è una favola.
C'è una vegetazione ricca di centinaia di generi di piante e alberi. Molti di questi sono secolari e si mostrano in tutta la loro maestosità. È anche una zona buona per il cacao. Il frutto cresce a ciclo continuo e dal frutto si estraggono i semi che una volta lavorati fungono da base per i cioccolato.
Los Guatuzos mi ha ricordato Luis Sepulveda e il suo libro Il vecchio che leggeva romanzi d'amore. Il romanzo parla d’Antonio José Bolívar Proaño, un vecchio che vive ad El Idilio dove è costretto a dare la caccia e ad uccidere un tigrillo, animale che è presente anche qui. Lui viene dalla città e deve imparare tutto della foresta perché ne va della propria sussistenza.
La sera, sceso un buio assoluto, contrastato solo dalla luce della luna, abbiamo fatto un giro in barca sul rio Papaturro a caccia dei caimani e dei martin pescatori. Questi piccoli alligatori, che possono raggiungere i due metri e mezzo di lunghezza, diventano molto attivi di notte. Si muovono lungo la riva del fiume nel fango e appena sentono un rumore restano immobili, convinti che così non possono esser visti. Gli occhi rossi li rendono immediatamente riconoscibili e ci si può avvicinare molto. Non sono aggressivi come i coccodrilli, ma fanno lo stesso la loro bella figura e direi anche paura.
È una notte ricca di avvistamenti. Ne vediamo diversi e uno ci permette di avvicinarci a un metro di distanza. Insieme con questi bestioni vediamo anche tante diverse specie di martin pescatore e altri volatili.
Tutta la galleria fotografica nel mio profilo pubblico di Facebook.
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