domenica 23 maggio 2010

Regala un libro a chi vuoi tu

Bella l'iniziativa di oggi che propone di regalare un libro per amore. Amore per il compagno, la compagna di una vita, per i figli, i genitori. Amore per un amico, per un vicino di casa, per una collega di lavoro. Illibro è amore per la vita, per la cultura, per il sapere, ma ancor più per le emozioni.
Promuovere i libri è amare in tutti i possibili sensi. Fa bene allospirito, ai sentimenti e anche al corpo. Insomma ha tutti gli stessiingredienti della relazione con l'altro.
Il libro facilita la conoscenza e come tale abbatte il pregiudizio. Non a caso la furia ideologica uno dei primi atti li dedica alla messa all'indice o alla distruzione anche fisica dei libri. È andata così dai tempi di Cirillo con la biblioteca di Alessandria d'Egitto, fino ai roghi nazisti del secolo scorso.
Occorre avere cura e amore per i libri perché sono un elemento importante di ogni civiltà. Il libro è bello anche come oggetto, con i suoi profumi, la consistenza della carta, i colori. È frutto di grandi professionalità che mettono in campo proprie creatività in ogni elemento. Certo è il suo contenuto che ne fa la ricchezza, ma anche la grafica, la stampa hanno un ruolo importante.
La nostra è una terra di produzione del libro. Non solo per i diversi autori che abbiamo avuto la fortuna di avere, si pensi a Rodari, Chiara, Sereni, Morselli, Liala e più recentemente Pariani, Morazzoni, Raffo e tanti altri, ma perché moltecase editrici vengono ancora nel Varesotto a stampare. E così il librodiventa anche un prodotto che garantisce posti di lavoro.
Alla ricchezza dell’anima si contribuisce così anche a quella economica e sorprende così vedere chi haruoli di responsabili della vita pubblica avere meno attenzione a questo mondo.
Dopo un decennio di storia, con successi e risultati alterni, quest’anno chiudono le principali rassegne di promozione del libro. C'è poco dagiustificarsi sostenendo che altre iniziative stanno prendendo piede. Abbiamo già elogiato la capacità di organizzare importanti iniziative. Sono molti gli attori sul territorio chepropongono iniziative legate al mondo del libro, ma è completamente assente una regia che le tenga insieme e come si diceva si abbandonano anche le lunghe rassegne nelle città della provincia.
Quei tendoni nelle piazze che da maggio a settembre si riempivano, oltre a promuovere i libri, erano momento di incontro, di socializzazione, di dibattito eanche di stimolo alla conoscenza. Era portare il libro in modo nobilein mezzo alla vita dei cittadini. Ci vogliono anni a creare un'abitudine e attimi a distruggerla. Peccato.
Comunque, pure qui da noi oggi è festa per il libro, anche se siamo un po' più poveri

1 commento:

Paolo Franchini ha detto...

Lascio anche qui la lettera che avrei voluto tanto vedere pubblicata sul suo giornale...


Gentile Direttore,

ho letto con interesse il Suo intervento di ieri relativo alla chiusura delle varie rassegne provinciali del libro e, lo ammetto, molti punti li trovo più che condivisibili. Molti, ci tengo a precisarlo, non tutti.

Senza polemica (beh, a dire il vero, un po’ di polemica c’è…) mi meraviglia leggere quanto Lei si lamenti con forza anche della “totale assenza di attenzione al mondo del libro” sebbene, in un certo modo, anche il Suo giornale sia complice di questa grave carenza. E in modo continuativo e ostinato, per giunta.

È sotto gli occhi di tutti, infatti, la quantità di spazi pubblicitari offerti da VareseNews a editori che, in realtà, editori non sono: stampare libri chiedendo un contributo agli autori stessi, o garantire un servizio di “self-publishing” (ovvero di auto-pubblicazione) o di “print-on-demand” (stampa a richiesta) significa uccidere i libri. Quelli veri, intendo.

Tutti scrittori, pubblica il tuo romanzo, libera il manoscritto che hai nel cassetto, diventa protagonista insieme alla tua storia, fai conoscere al mondo la tua poesia… Gli slogan si sprecano e, intanto, la cultura muore. E con lei, inevitabilmente, anche le manifestazioni e le varie rassegne.

Troppi tipografi (anzi, credo sia meglio chiamarli “diversamente editori” per non urtare la loro suscettibilità) non fanno che vendere illusioni e, soprattutto, spesso libri di scarsa qualità. Nessuna cernita, zero editing, niente promozione. Perché tutto fa brodo. Pardon, volevo dire denaro.

Proporre un manoscritto a un editore è una cosa, entrare in tipografia è fare altro. Come tanti, ho provato sulla mia pelle (e ancora provo) quanto bruci un rifiuto, ma è giusto così: se ho scritto una “boiata”, per quale motivo dovrei vederla pubblicata per forza? E perché la gente dovrebbe trovarla sugli scaffali di una libreria?

I veri editori investono su uno scrittore, soprattutto quando si tratta di un esordiente. Chiedere un “contributo” per pubblicare un libro (anche se si traduce “solo” in termini di copie che l’autore deve acquistarsi) non vuol dire essere un editore. E, talvolta, nemmeno un tipografo.

È anche per tutti questi motivi che, per il prossimo 31 maggio, propagandata sino a oggi soprattutto dal web, è stata indetta la prima giornata nazionale contro l’editoria a pagamento. Che siate persone che scrivono o solo “semplici” lettori, partecipate. Non costa nulla. Non è come voler fare per forza lo scrittore…

Paolo Franchini, Varese