domenica 30 maggio 2010

Tutti pazzi per iPad

Le contraddizioni aiutano a conoscere meglio la realtà. Superarle poi è un obiettivo difficile, ma spesso necessario.
Da venerdì ci sono lunghe code per acquistare l’ultima creatura tecnologica. L’iPad è arrivato anche nei negozi italiani e in un battibaleno è andato esaurito. Non è un computer, non è un telefono. È un dispositivo nuovo, non paragonabile a nulla di quello che c'è in giro. È un prodotto che vuole rivoluzionare l'editoria. Pur non essendo inchiostro digitale, lo schermo è d'alta qualità e non è paragonabile a quello di un computer: è più piacevole per la lettura, affatica molto meno. Per i libri, l'applicazione disegnata è davvero ben fatta e simula alla perfezione un libro vero. Ancor più appetibile lo scenario dell'istruzione: i libri di testo peserebbero meno, costerebbero meno e sarebbero persino interattivi. Anche i giornali di carta stampata qui potrebbero vivere una seconda giovinezza.
Varese si è subito distinta regalandone una copia ad ogni ministro presente al G6. Un omaggio alla moda, ma non solo. Un modo per far ricordare la città anche una volta che ognuno sarà tornato nel proprio Paese.
Per gli amanti della tecnologia una settimana allora da ricordare.
Da ricordare però anche per un altro dato meno pubblicizzato. Secondo una ricerca dell’Istat oltre un milione e settecentomila ragazzi tra i 15 e i 29 anni non usano il computer.
Salta agli occhi così una contraddizione che dà bene l’idea di quale sia lo stato del Paese. Disuguaglianze ancora profonde tra un mondo ricco e che sa cogliere subito ogni cambiamento, e un altro che ancora non ha accesso agli strumenti di base.
I dati peggiorano pesantemente se guardiamo altri indicatori culturali. Il 43% dei ragazzi non legge nemmeno un libro. L’ambiente famigliare di provenienza conta moltissimo: legge chi ha genitori che leggono e che tengono libri in casa. Si registra il 41,3 per cento di lettori tra i figli di 15-29 anni che hanno al massimo 50 libri in casa, ma la percentuale sale al 73,4 per cento tra chi vive e cresce in una casa con più di 200 libri. Insomma, alla fine legge solo chi ha libri a casa, e usa il computer chi ha genitori che ne possiedono uno e lo sanno usare.
Quello che preoccupa è l’assenza per ora di una risposta adeguata a tale situazione. La scuola, sempre secondo quella ricerca, non compensa questa diseguaglianza sociale. Gli studenti italiani sono preoccupanti e collocano il nostro Paese sempre al di sotto dei valori medi dell’Ocse. Se è vero che l'introduzione dell'obbligo scolastico ha annullato le differenze sociali nel conseguimento della licenza media, lo stesso non si può dire per i titoli superiori, dove continua invece a pesare una forte disuguaglianza legata alla classe sociale della famiglia di provenienza degli studenti.
Euforia per l’ultimo gioiello da una parte, e carenze culturali e formative strutturali dall’altra, sono una bella contraddizione da superare. Si capiscono anche così alcune delle ragioni che fanno dell’Italia un Paese sempre più bloccato.

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