domenica 2 maggio 2010

Con gli occhi di un bambino

È un affabulatore e resteresti ad ascoltarlo per ore e ore. Il segreto sta nella semplicità e nella capacità di stupore che Andrea Camilleri a 84 anni ancora vive. A Luino lo ha dimostrato in diversi momenti scatenando applausi, risate e soprattutto un grande affetto da parte del pubblico.
Sa guardare con gli occhi di un bambino e ascoltare con la saggezza di un anziano. Nel momento della premiazione ha scherzato con un bambino su chi avesse la cravatta più bella. Ha raccontato come il sentir giocare le proprie nipotine sotto la sua scrivania, gli permettesse di sentirsi ancora più vivo e scrivere con maggior gusto. Esilarante il ricordo dell'incontro con Luigi Pirandello quando aveva solo dieci anni.
"Prima vivere e poi filosofare" risponde a chi lo sta intervistando. È qui l'altra ragione di tanto suo successo. Camilleri è vero, autentico. Non è un personaggio costruito in niente. La sua "saggezza" è popolare, viene dai racconti dei contadini, della gente al mercato. Lui esce di casa, va a comprare le sigarette e ascolta quello che le persone dicono e qualche volta ci intesse narrazioni.
A Luino c'era una magia pura. Saltano così tutti quei luoghi comuni, a cui tra l'altro Camilleri, come Chiara prestano molta attenzione, che descrivono il Varesotto come freddo e distaccato. Nel teatro sociale l'entusiasmo e l'affetto per il maestro era palpabile quanta l'emozione di tutti quelli che hanno messo piede sul palco.
Ho avuto la grande fortuna di ascoltare Camilleri dieci anni fa al salone del libro di Torino. C'erano mille persone e uscii con un'emozione che mi aveva perfin fatto piangere. È vero che ho mezzo sangue siciliano, perché mia mamma è nata proprio nel cuore di quell'isola, ma era stato lui, con le sue parole a farmi rievocare qualcosa di profondo che nemmeno io conoscevo.
Sul palco allora duettavano due siciliani ed era più semplice. Si scambiavano ricordi di Leonardo Sciascia e di Elvira Sellerio ed era poesia pura anche quando raccontavano di numeri e di mafia.
A Luino Camilleri è stato rispettoso del luogo omaggiando sinceramente il suo maestro Chiara e utilizzando pochissimo il dialetto.
Sapeva bene quanto una polemica sull'unità d'Italia qui avrebbe echi forti e non ha mancato di sfiorare con semplicità, ma altrettanta profondità questo tema senza bisogno di enfatizzare niente.
Un vero dono averlo avuto qui e un vero grazie a quanti lo hanno permesso tra autorità e organizzatori.

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