sabato 3 aprile 2010

Una testa selvatica

"Non bisogna amare i libri da egoisti. Nè I libri né altro. La nostra funzione in terra è quella di traghettare, nient'altro... Imparare a condividere i propri giocattoli: ecco forse la lezione più importante da imparare, nella vita..."
Una testa selvatica è, come recita il sottotitolo "un inno d'amore ai libri e al potere della lettura". Un giorno Germain, nel suo vagabondare nel parco, dove passa il tempo a contare i piccioni, incontra Margueritte e pian piano tra i due nasce una strana amicizia. Il protagonista è proprio una testa selvatica, semi analfabeta, apparentemente anaffettivo, incapace di amare e di essere amato. A quarantacinque anni è impaurito per ogni relazione. Margueritte è una vecchietta che vive in una casa di riposo. Tenera, paziente, delicata. Si incontrano su una panchina e lei con una dolcezza infinita gli insegna a leggere.
"Da principio, trovavo Margueitte buffa. E istruttiva, anche dal punto di vista della conversazione. E, a poco a poco, di sorpresa mi sono affezionato a lei. L'affetto è una cosa che cresce sottobanco, mette radici nostro malgrado e invade tutto peggio della gramigna. Poi è troppo tardi: non puoi passarti il tosaerba sul cuore per sradicare la tenerezza".
La scrittura di Marie-Sabine Roger sa di antico. L'ambientazione del romanzo sembra di quarant'anni fa con personaggi che appartengono a quel periodo storico. Difficile dire quanto su questo incida la traduzione o un modo di narrare dell'autrice. Il romanzo resta comunque piacevole e con alcuni spunti notevoli.

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