giovedì 17 settembre 2009

La caparbietà di Paolo

È un ragazzo normalissimo. Entro in casa sua e non fa nulla per mettermi a mio agio. Resta lì sdraiato sul divano, un po' perplesso del perché il direttore di un giornale debba occuparsi di lui. Sa bene che questo poi potrebbe scatenare un "contagio" con altri media. Lo ha sperimentato già. Ma lui resta lì sdraiato e giocherella con il telefonino. Risponde a messaggini e lascia che la mamma gli chieda di spegnerlo e invece va avanti.
È l'immagine dell'adolescente. Un po' indolente, un po' perplesso. E poi a seconda delle domande si accende e sboccia un sorriso che è subito seguito da una diversa loquacità.

Racconto questi piccoli retroscena di una lunga intervista realizzata per Varesenews. È da poco uscito il suo libro, Vado a fare la chemio e torno.
Su quel divano Paolo è vero, autentico. È lui che ha combattuto il tumore. È lui che adesso vuole riprendersi il tempo rubato da una malattia bastarda. È lui che vuole sfidare la nuova condizione ed essere come i suoi compagni che tutte le mattine prendono il treno per andare a scuola e poi magari un autobus e un bel pezzo a piedi. Lui ha un ginocchio "bionico", ma fa lo stesso.
Paolo ha l'età di mio figlio Stefano, classe '95. E Alice, sua sorella, l'età di mia figlia Sara, '92.
È una lezione per me cercare le domande, studiare, leggere, informarmi, confrontarmi, discutere, ascoltare e poi entrare nelle case e immergermi nelle storie. È un grande regalo che mi hanno fatto Paolo, Rosanna, la sua mamma e Piecarlo, suo papà. Rivedere le ansie, le paure, le speranze, l'orgoglio, negli occhi di altri genitori fa da specchio e fa riflettere su quanto fortune e sfortune siano sempre relative e quanto ogni vicenda può farci crescere e nella nostra crescita incontrare e condividere il cammino degli altri.
Grazie Paolo.

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