Nove colonne per "smascherare" centinaia di possibili evasori. Questi avrebbero portato le loro ricchezze in Svizzera. Il tutto nasce dall'archivio elettronico di un avvocato ticinese fermato a Malpensa. Questo era controllato dalla Guardia di finanza per essere il tramite attraverso cui alcuni cittadini italiani aprivano conti in territorio elvetico. Un giro di denaro enorme.
Fin qui la notizia. Da ieri un quotidiano nazionale e oggi uno locale pubblicano nomi e cognomi e paese di origine. In mezzo all'inchiesta anche 39 varesini.
Nessuno di questi per ora è indagato. Potrebbero aver aperto un conto per ragioni professionali o chissà perché. I giornali sbattono in prima pagina la notizia e pubblicano tutti i nomi. Perché? Qual è la ragione? Di cosa sono accusati questi cittadini?Non è certo nostra intenzione difendere gli evasori fiscali che vanno perseguiti con il massimo dello sforzo. Ma qui la questione è altra.
Che fine ha fatto l'attenzione alla tutela della privacy dei cittadini?
La deriva che sta prendendo l'informazione nel nostro paese è davvero preoccupante. Si oscilla da un garantismo assoluto, che spesso riguarda i veri potenti, che se ne guardano bene dal rispondere delle loro azioni e che insultano giorno dopo giorno chi fa domande, alla gogna mediatica per comuni cittadini. Qual è la ratio della scelta di pubblicare i nomi di queste persone? Non c'è per ora nessuna contestazione legale a questi cittadini. Fin qui la loro unica responsabilità è quella di essere nell'archivio di un professionista sotto inchiesta per aver favorito l'evasione fiscale. Far scattare una sorta di gogna mediatica è terribile anche in presenza di responsabilità oggettive, figuriamoci di fronte a un fatto come quello in questione.
Questi giornali si interrogano sui risvolti delle loro scelte? Non sono domande retoriche. Competono la nostra professione, il modo di intendere il servizio come quello dell'informazione. Cosa aggiunge pubblicare nomi e cognomi in questo modo?
Nella migliore delle ipotesi si può pensare che lo si faccia pensando alla morbosità dei lettori che potrebbe far vendere qualche copia in più. Sembra vincere chi grida di più, chi fa leva sulle emozioni forti. Il ragionamento, l'analisi, la riflessione diventano elementi secondari se non inutili.
Ci viene qualche dubbio però almeno per il giornale nazionale che sta orchestrando veri linciaggi ad personam. Non vorremmo che avesse una strategia anche peggiore che è quella di rendere il clima sempre più teso perché la vera libertà di stampa venga ancor più imbavagliata. È troppo facile fare la voce grossa e prendersela con chi non ha mezzi o possibilità di replicare e prendere di fatto sempre le difese del "principe".
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