"La paura è il nostro peggior nemico, perché fa perdere di vista i punti cardinali".
Le parole di Michele Graglia, presidente degli industriali varesini, affrontano la crisi economica con uno spirito sereno. Lo fa forte di alcuni dati interessanti che vanno ben oltre il nostro territorio.
La crisi è globale e Varese non è certo al riparo dagli effetti che produrrà. Ma "guardare la parte mezza piena del bicchiere" è un atteggiamento non baldanzoso o di facile ottimismo.
Graglia chiede di "esaminare i dati economici con razionalità nell'interpretazione". Cinque elementi caratterizzano l'economia varesina e sono considerati buoni motivi per credere nel superamento della crisi.
Il primato dell'economia reale su quella finanziaria, il saper fare, un tessuto produttivo elastico a forte capitale familiare, una diversificazione delle attività e una nuova risposta dei consumatori. Una cultura che oggi deve riscoprire l'orgoglio di fare impresa e che qui da noi è facilitata dalla sua dimensione.
Il capitalismo familiare che tanto è caro alle analisi del sociologo Aldo Bonomi torna così prepotentemente alla ribalta e potrebbe saper fronteggiare la crisi. Un capitalismo che è fatto anche delle reti, delle connessioni tra le varie realtà. E su questo il ruolo della governance del territorio sembrerebbe poter far poco di fronte a una crisi mondiale in tempi di globalizzazione. Sembrerebbe perché invece ognuno, nella propria posizione e con responsabilità, può indicare delle linee che non sono solo di azione, ma soprattutto di pensiero.
L'ottimismo di Graglia e degli industriali varesini ha il coraggio di guardare in faccia il Governo centrale come quello locale chiedendo fermezza, serietà e prontezza nel dare risposte. Non si possono fare balletti sulle cifre e tanto meno sulle analisi. Ogni giorno che passa la crisi potrebbe farsi più pesante e le risposte occorre darle subito e chiare. Come è altrettanto evidente che non bastano le risposte nazionali, ma si impone l'esigenza di coordinarsi con gli altri paesi. Varese va meglio di altre aree della nazione, ma non può crogiolarsi sui numeri del passato e la preoccupazione per l'indecisione con cui la politica si muove è legittima.
Graglia non crede che gli imprenditori da soli possano fare tutto. La sua convinzione che occorra crederci tutti insieme senza negare niente, ma anche senza drammatizzare ricorda molto un discorso sentito solo quindici giorni fa a Washington. “Abbiamo scelto la speranza rispetto alla paura” per Obama è stato vincente e apre prospettive nuove al mondo intero. Liberare le idee e confrontarle con analisi e dati è il miglior antitodo alla paura. E allora il bicchiere resta davvero mezzo pieno.
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