venerdì 6 febbraio 2009

Una brutta giornata

Ieri è stata una giornata terribile. Un drammatico fatto di cronaca mi ha mandato sotto sopra come non mi capitava da tempo. Una di quelle situazioni dove entra in gioco professionalità, sensibilità e molto altro scatendando emozioni e tensioni all'ennesima potenza.
Sono orgoglioso di come lavora il mio giornale, della passione misurata dei miei collaboratori, ma restano tanti e tanti interrogativi sul nostro lavoro di giornalisti. Se conti di più la notizia o la responsabilità di sapere quanto male si possa fare a tante persone esercitando il potere che un giornale può avere.
Questo soprattutto quando riguarda la vita delle persone semplici, non dei potenti di turno.
Ma ieri è stata terribile soprattutto perché il clima putrido che alimenta un nuovo medioevo sta diventando insopportabile. Medici che devono denunciare i clandestini, ronde e altro sono provvedimenti pericolosi oltre che disumani e stupidi. Non risolveranno niente, come niente ha risolto la tanto decantata Bossi-Fini.
Altra battaglia campale quella ideologica accecante che riguarda la vita di una ragazza in stato vegetativo da 17 anni. Viene da dire basta. Basta clamore, basta schieramenti. Non si fa il tifo in situazioni come queste. Non si possono esprimere pareri come si trattasse di decidere uno schema al pallone. Se conoscessimo di più e avessimo un po' più di consapevolezza sul dolore, quanto sul valore della vita sarebbe l'ascolto e il rispetto l'imperativo prima di ogni giudizio. E invece ancora una volta vincono il pregiudizio e le chiacchiere. Ma la posta non è la stessa di una partita di calcio.
Ieri per chi come me ha sempre fatto della solidarietà, dell'uguaglianza, della carità, della liberazione di ogni esser umano, i principi cardine della propria vita, è stata una pessima giornata. Non sono i singoli provvedimenti a lasciare tanto amaro in bocca. È il clima tetro che guarda solo agli interessi di alcuni e non a quelli di tutti che inquieta. È la sensazione che si smarrisca l'umanità e la considerazione del dolore degli altri, degli ultimi a far male. Che nome poi dare a tali comportamenti è davvero secondario.

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