Domenica mattina ho partecipato come relatore al seminario di studio delle Acli “pedemontane” sul tema “Post fordismo e globalizzazione: esiste una questione settentrionale?”. Insieme con me Fausto Tagliabue, segretario generale della Cisl di Como, Sergio Silvotti, portavoce del forum del Terzo settore, Valeria Negrini di Confcooperative di Brescia e Angelo Onger.
Le Acli sono un'associazione viva e vivace. Da laici vivono la realtà sociale con un occhio particolare a quella ecclesiastica. La loro vocazione, al di là del mondo del lavoro, da sempre è quella dell'ascolto degli ultimi e quindi oggi sono impegnati in una reale prassi di ascolto e aiuto alla realtà degli immigrati, degli anziani.
Il loro è un fare denso di significato, di valori. In un mondo che si trasforma a velocità finora mai viste, la fatica di sentirsi protagonisti è enorme e con questa quella di saper comunicare. Il mio contributo è andato proprio in questa direzione. C'è chi si inventa progetti, percorsi vari e chi invece li fa e costruisce privilegiando la prassi, il fare all'apparire. Ma in tempi difficili e complessi non basta più e diventa nodale avere una ribalta pubblica che testimoni modi diversi di vedere e di interpretare i cambiamenti non lasciando questa scena solo a chi oggi tutela i forti a discapito spesso dei deboli.
L'incontro è stato coordinato da Gianbattista Armelloni e chiuso da Andrea Olivero, rispettivamente presidenti delle Acli Lombardia e nazionali.
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