sabato 14 aprile 2012

Ottomila desaparecidos erano un prezzo giusto. Parola di Videla


Vera Vigevani
Jorge Rafael Videla ammette per la prima volta che durante la dittatura in Argentina dal 1976 al 1983, lui fu a capo della giunta fino al 1981, sono stati uccise "sette-ottomila persone" e rivela che i loro corpi erano stati fatti scomparire per evitare proteste nel paese e da parte della comunità internazionale.

Repubblica pubblica oggi la "confessione" uscita su un quotidiano argentino.
"Non c'era altra soluzione", ha dichiarato Videla, che ha 86 anni, è in un carcere militare, dove sconta una condanna all'ergastolo, in una lunga intervista (20 ore in tutto) al giornalista Ceferino Reato, che ne ha scritto il libro Disposicion Final. La confesiòn de Videla sobre los desaparecidos, che uscirà oggi nelle librerie del paese. La prima lista di persone da eliminare era stata stilata tre mesi dopo il golpe che portò Videla al potere, rivela inoltre l'ex militare.
"Noi della giunta militare avevano concordato che questo era il prezzo da pagare per vincere la guerra contro la sovversione e che tale decisione doveva rimanere nascosta perché la società non doveva accorgersene. Dovevamo eliminare un grande gruppo di persone che non potevano né essere portate in tribunale né uccise apertamente".
Una sofferenza che si aggiungerà a quella già vissuta tanti anni fa per tante famiglie argentine. Emblematica la storia di Vera Vigevani, in Italia nei mesi scorsi e insignita dell'Ambrogino d'oro, l'importante premio del comune di Milano, che perse sia figlia diciottenne proprio durante la dittatura di Videla.

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