giovedì 23 febbraio 2012

"In time" toglie il fiato

Si resta con il fiato sospeso fino alla fine. Come thriller In time regge bene, ma non è questo il piatto forte del film. Era tempo che non uscivo dal cinema con addosso una inquietudine così forte.
La storia è semplice. Ci troviamo in un mondo esattamente come il nostro, ma dove non esiste più la moneta e ogni cosa va pagata in tempo. Allo scadere del 25° anno parte un timer che determina la durata della vita. Si lavora e si lotta per accrescere la durata, ma non tutti sono nele stesse condizioni. La città è divisa in settori ed è compito dei custodi del tempo far rispettare le regole.
Impossibile passare da un settore all'altro. Lo è per chi vive nel ghetto in condizioni terribili, con molta violenza e stressati dall'esigenza di acquisire tempo per non morire. Lo è anche per i ricchi, che di fatto sono immortali, e non passano i confini perché correrebbero il rischio di venir uccisi per rubargli la loro ricarica.
Il film è una grande avventura, quasi una fiaba cruda, ma è anche intessuto di metafore e piani di letture diverse. Il senso della vita, la giustizia sociale, l'amore, le relazioni sono alcuni degli aspetti forti della pellicola di Andrew Niccol. Bravo il regista. Si poteva far qualcosa di meglio solo nel tratteggiare con maggior cura i personaggi, ma il ritmo non lasciava spazio. Da vedere.

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