domenica 10 luglio 2011

Cosa tiene accese le stelle

"A noi che abbiamo alle spalle sessantacinque anni di pace e democrazia sembra di vivere in tempi terribili Non che siano perfetti e meravigliosi, ma sono sicuro che un bel viaggio nella memoria può aiutarci a restituire a ogni cosa la giusta dimensione".
Le nonne sono le prime protagoniste dei libri di Mario Calabresi. La fortuna non esiste si apriva con la storia rocambolesca della nascita di Maria Tessa il 5 gennaio del 1915.
Cosa tiene accese le stelle ci porta avanti di 50 anni, quando nonna Maria decide di rinunciare all'auto che gli aveva regalato il marito, per acquistare invece una macchina da lavare. Mezzo secolo dopo, di fronte
alla domanda del nipote, non ha dubbi "la più grande invenzione che aveva cambiato la sua vita era la lavatrice".
Cosa tiene accese le stelle è un libro meraviglioso. Uno di quei testi che andrebbe fatto leggere a ogni persona che conosciamo. Uno di quei lavori per cui varrebbe la pena di riattivare una militanza, quasi pedagogica, per diffonderlo. È un inno alla vita, alla speranza, all'ottimismo intelligente. Sono quattordici capitoli di "storie di italiani che non hanno mai smesso di credere nel futuro".
Storie di uomini e donne che hanno vissuto vite comuni e non, ma sempre con la spinta a credere e lottare. Mario Calabresi si domanda ogni volta se sia vero che si stava meglio prima e, insieme alla narrazione, snocciola dati su dati senza annoiare mai. Fornisce chiavi di lettura, aiuta a riflettere e ogni storia diventa esplicativa, oltre la vicenda individuale per quanto affascinante e collettiva per i risvolti che contiene.
Sono toccanti i capitoli con Umberto Veronesi e Giuseppe Masera. Le loro battaglie contro il cancro, quello brutto, impronunciabile che colpisce le donne e i bambini. Loro non hanno dubbi: si può fare di più, ma oggi stiamo vincendo una battaglia che solo trent'anni fa sembrava impossibile.
I temi affrontati nel libro spaziano a 360 gradi e le domande incalzano. Come quella del professor De Rita del Censis che si chiede "come possono vivere i più giovani in un Paese che ha smesso di crescere?".
La memoria è fondamentale per conoscere e affrontare le questioni di tutti i giorni. Nel capitolo Alla ricerca di un gettone Calabresi affronta un tema che conosce bene. "Comunicare, almeno fino al 1970, è stato complicato, lento e faticoso. ce ne siamo dimenticati in fretta oggi che siamo perennemente collegati con il resto del mondo e ci stupiamo di scoprire che esistono luoghi in cui «non c'è campo». Anche qui l'autore butta lì una bella provocazione. Da vent'anni "siamo diventati il Paese con il maggior numero di cellulari al mondo in rapporto alla popolazione: ben 151 ogni 100 abitanti. Nel 1991, quando Saddam Hussein invase il Kuwait, solo l'1 per cento degli italiani aveva il telefonino".
Ma si dimentica in fretta, o peggio ancora non si conoscono dati e analisi. E così si scatena la paura del futuro, la convinzione che nulla più si può fare.
Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti non ha dubbi in proposito. "Il futuro è quello che ci costruiamo noi, non è scritto da nessuna parte che cosa succederà, nessuno ha ipotecato il tuo, nessuno lo ha maledetto o ha deciso che non ce la farai. Ogni scelta è nelle tue mani, solo la tua passione può farti fare il salto e aprirti le strade".
Ogni storia è il segnale che l'Italia ha ancora potenziali incredibili e che sconfiggere il cinismo di chi non crede più è possibile. Così il racconto delle scelte di Amal Sadki, una ragazzina marocchina scelta per andare al Quirinale a rappresentare la sua scuola ligure perché è la più brava, diventa l'esempio del possibile riscatto di tutti gli stranieri. Lei da grande vuole fare la dottoressa e ha ben chiaro in testa come sia fondamentale studiare e vuole dare il massimo.
Il massimo che è riuscito a costruire grazie al suo intuito un montagnino piemontese che lascia l'Italia per far fortuna negli Stati Uniti grazie alla fiducia di un anziano professore americano che investe su di lui.
Nell'ultimo capitolo Calabresi tira una sorta di conclusioni. "Sono arrivato alla fine di un viaggio cominciato per reazione alle lettere che ricevo ogni giorno dai lettori, per bisogno di capire se il declino e il pessimismo siano una condizione a cui noi italiani non possiamo più sottrarci, per scoprire se sotto la superficie della paura o del cinismo esistano ancora energie fresche, speranze di cambiamento e passioni da far emergere. Per rendermi conto se, nonostante il Paese scivoli ogni giorno un po' più in basso, ci siano conquiste da riconoscere e nostalgie da ridimensionare.
Ho trovato le mie risposte e dico al professor Bignami (la cui storia chiude l'ultimo capitolo) che per me le stelle si sono accese per guidare il cammino degli uomini, la loro fantasia, i loro sogni, per insegnarci a non tenere la testa bassa, nemmeno quando è buio".
Un regalo questo libro. Ce n'era bisogno. Grazie Mario Calabresi.

2 commenti:

Marco ha detto...

l'ho letto anche io e ho visto anche la conferenza stampa con il suo amico giornalista. Molto bello, toccante e soprattutto vitale in quanto ti fa capire quale sia la tua reale dimensione aldilà di ogni maschera preventiva, pessimistica e culturale. Inizierò a seguirlo di più questo giornalista. Tra l'altro fa anche una trasmissione su rai 3 al lunedì molto interessante. Ciao

Maria ha detto...

L'ho divorato e mi ha colpito e commosso. Un libro da leggere, sicuramente.