Come fosse un thriller
The Social Network ti tiene inchiodato sulla poltrona con un ritmo incalzante e intenso.
Le mani di Mark Zuckerberg, interpretato da un ottimo
Jesse Eisenberg, che corrono nervose e sicure sulla tastiera, meritano tutto il film. E con queste i dialoghi, veloci e intensi. Non era facile realizzare una pellicola così. È passato troppo poco tempo da quando in una notte del febbraio 2004 da Harvard inizia l'avventura che solo pochi anni dopo realizzerà due imponenti record.
Cinquecento milioni di persone collegate e il più giovane miliardario della storia.
Facebook oggi è quotata 25 miliardi di dollari, e che siano soldi veri o meno poca conta. Questo prodotto rivoluzionerà la storia della comunicazione. Lo sta già facendo. Gli italiani in meno di due anni sono balzati in cima alla classifica mondiale per il suo utilizzo. Siamo oltre 15 milioni a usarlo e ci passiamo sei ore e mezzo al mese. e come tutte le medie non rende l'effettivo valore d'uso.
Tornando al film, il lavoro di David Fincher sfiora la perfezione. Chi non conosce Facebook perderà qualche cosa, ma è in grado comunque di capire tutta la storia. Non c'è giudizio, non c'è morale, ma solo una buona narrazione di un'avventura pazzesca. I protagonisti, come per le più grandi imprese recenti della storia, sono giovanissimi e si ritrovano in un gioco molto più grande di loro. La consapevolezza di quanto sta succedendo affiora solo in parte ed è straordinaria la distanza tra gli avvocati che trattano le cause di risarcimento e la genialità, un po' eretica e strafottente, di Zuckeberg.
Grandiosa la scena finale con protagonista un F5 ripetuto ogni pochi secondi.
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