domenica 21 novembre 2010

Le cose buone della Lega

Negli ultimi giorni, per una serie di coincidenze, in momenti diversi, mi hanno cercato tre ex leghisti. Militanti della prima ora. Cittadini appassionati della propria terra, e che avevano da subito abbracciato le idee del Carroccio con convinzione. Il loro impegno nel movimento era poi sfociato in quello delle rispettive amministrazioni. Persone serie che hanno poi ricoperto anche ruoli di responsabilità amministrativa.
Hanno abbandonato la Lega per dissensi profondi, ma non hanno mai sbattuto porte o rinnegato quanto fatto in precedenza. Sono stati protagonisti di fasi storiche, a detta loro, appassionanti. All’inizio come movimento dell’antipolitica, e poi di quella in cui il Carroccio era da poco rientrato nelle stanze dei bottoni della “Roma ladrona” che tanto avevano combattuto. Nel frattempo tanti amministratori se ne erano già andati delusi. Tutta la schiera dei primi sindaci, a partire da Raimondo Fassa a Varese, Angelo Luini a Gallarate, fino a Luigi Rosa a Busto Arsizio.
I tre ex militanti non avevano tutta questa visibilità, ma forse non era stato nemmeno quello a evitare posizioni polemiche, ma un vero amore per le idee che avevano abbracciato con la convinzione di cambiare Varese e il Paese. Da una parte il profondo legame con la propria terra e dall’altra la speranza che il federalismo avrebbe trionfato.
Qualcosa però si è incrinato in modo profondo se uno di loro ci scrive, in modo accorato, di eliminare dall’archivio alcune interviste troppo “verdi” perché nuocerebbero al proprio lavoro. Se un secondo non può fare a meno di rileggere sconsolato l’operato di questi quasi vent’anni di governo del territorio convinto che tutto sia rimasto fermo. C’è la convinzione che per molti la Lega sia stata l’occasione per entrare in posti che mai si sarebbero sognati di raggiungere. Nel frattempo però la distanza tra i bisogni dei cittadini e l’operato della politica, anziché diminuire sia aumentata. Il terzo ex leghista è ancora più esplicito e scrive che “la Lega a Varese una cosa buona l'ha fatta: il distributore gratuito di acqua al posteggio della Provincia (per il resto lasciamo perdere)”.
Da quando la Lega nel 1992 è entrata trionfante a Palazzo Estense, Villa Recalcati e poi, via via, in tanti altri luoghi di potere il mondo è cambiato. Anche Bossi e il suo partito sono cambiati. E la contestazione arriva proprio da lì.
Cosa stanno facendo, qual è la loro visione del futuro, quali sono le parole d’ordine oggi? Sono le domande, a volte un po’ retoriche, che sollevano diversi ex militanti, e non solo loro. Ma, senza scomodare la secessione, la tanto decantata Roma ladrona, e altri slogan, qual è l’idea di città per i prossimi dieci anni per Varese, Gallarate e Busto Arsizio?
Questa è la vera domanda, e non se convenga correre da soli, accompagnati, o se rompere o meno con una o l’altra forza politica.
Mancano pochi mesi alle elezioni per rinnovare i sindaci di quelle città. Quelle domande esigono risposte, e i cittadini su quelle potranno decidere per chi votare.

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