Dalle tavolette di argilla, con cui i Sumeri scrivevano e comunicavano quattromila anni fa, all’iPad di strada ne è stata fatta tanta. Una tappa fondamentale è il 1454, quando Gutemberg permise la pubblicazione della prima Bibbia grazie ai caratteri mobili che avrebbero portato alla stampa, come la conosciamo ancora oggi. In mezzo tante innovazioni, ma solo aggiustamenti che hanno permesso maggiore velocità, produttività e abbattimento di costi.
Il decennio che si chiude per l’informazione è stato, invece, il più turbinoso della storia. Internet, e più in generale il digitale, stanno cambiando in modo profondo la nostra vita. In una delle tante buone iniziative di Duemilalibri, a Gallarate, protagonisti diversi si sono ritrovati a discutere delle sorti del giornalismo. La questione non è se, e quando, i giornali di carta cesseranno di andare in edicola. La crisi di questo meraviglioso prodotto è evidente, ma questi toni apocalittici servono solo a spettacolarizzare il dibattito.
L’avanzare delle nuove tecnologie, ormai utilizzate da oltre metà della popolazione italiana, sta modificando in modo profondo le nostre abitudini di vita. Solo dieci anni anni fa erano veramente poche le persone che avevano una casella email. Oggi non ne potremmo più fare a meno. Allora, si parlava del nuovo millennio come dell’era dell’accesso. Il mondo avrebbe superato le divisioni ideologiche e spaziali, come le avevamo fino allora conosciute, e le differenze sarebbero state marcate da chi aveva o meno una connessione a Internet. I giornali, a quei tempi, iniziarono a conoscere la novità del web come un fenomeno del presente e non più del futuro. La velocità delle notizie, il continuo aggiornamento, la possibilità di visionare e stampare documenti, ascoltare audio, vedere immagini e video mostravano la profonda differenza con ogni altro media conosciuto.
Da allora tutto è cambiato. Non è la tecnologia, questa ha dato solo un grande contributo, ma le abitudini e le opportunità a cui accedono tanti cittadini. Oggi in rete si possono scambiare informazioni, si può commentare i fatti, inviare email, condividere materiali in tanti formati. Nel giro di pochissime stagioni siamo passati dall’era dell’accesso a quella della condivisione. Solo due anni fa in Italia i social network, erano quasi sconosciuti. Oggi siamo i maggiori utilizzatori al mondo, e ci passiamo oltre sei ore al mese.
Tutto questo non segna affatto il tramonto del giornalismo. Anzi, i cittadini grazie al web si informano di più, ma ci sarà sempre più bisogno di professionisti, anche se il loro ruolo non è più quello di fare i mediatori, come siamo stati abituati fino a oggi. Per la prima volta i mezzi di comunicazione sono accessibili a chiunque, e chiunque può pubblicare informazioni.
I cittadini sono sempre più abituati a condividere pezzi della propria vita sulla Rete, e i giornali non possono più sottrarsi a questa profonda novità. È una fase molto faticosa, ma anche piena di fascino, perché si sperimenta una partecipazione diretta come mai è avvenuto.
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