Arrivano i primi dati con gli esiti degli esami di maturità. E arrivano le prime conferme. Il rigore richiesto dal ministro Gelmini sembra trovar seguito. Ai tanti non ammessi alla fine delle lezioni si sommano adesso altri respinti. Il numero dei “non maturi” negli ultimi anni è così triplicato. Oltre trentamila giovani dovranno ripetere l’ultima classe e riprovare a superare la maturità il prossimo anno.
L’Italia è uno dei paesi europei con la scolarità più bassa e con la più alta dispersione scolastica. Condizione che non si supera certo usando una “manica più larga”, ma colpiscono le evidenti contraddizioni di una sistema che fa acqua da tutte le parti.
Come si fa a migliorare una condizione preoccupante se ogni volta che si devono fare tagli della spesa pubblica, la scuola è sempre la prima ad essere presa in considerazione?
Una condizione che riguarda ormai anche la nostra provincia dove verranno chiuse numerose scuole a seguito della cosiddetta riforma.
Come si può affrontare con serietà il lavoro degli insegnanti, se questi non passa giorno, che non vengano apostrofati come fannulloni? E che senso ha formare classi di trenta e passa alunni?
Come si può chiedere maggior rigore agli studenti se ogni modello loro proposto premia furbi e arrivisti?
La scuola sconta trasformazioni e cambiamenti sociali profondi. Negli ultimi dieci anni, insieme con una forte spinta multietnica, c’è stata una vera e propria rivoluzione che riguarda principalmente il sistema della comunicazione e questo ha inciso in modo rilevante sui modelli educativi.
La distanza tra gli studenti e i loro insegnanti per la prima volta ha messo a disagio gli adulti. Quando gli attuali maturandi hanno iniziato il loro percorso scolastico eravamo in un altro mondo. Il digitale faceva allora la propria comparsa e questi ragazzini sono cresciuti assorbendone ogni evoluzione. Per tante ragioni non è andata nella stessa maniera ai loro insegnanti. Oggi iniziamo a vedere i risultati.
Gli studenti hanno bisogno di guide, di progettualità, di aver fiducia nei propri maestri. Le risposte alla loro crescita umana, culturale, spirituale non la trovano certo su Google, ma nemmeno in un sistema contraddittorio che non sa far altro che chiedere solo maggior rigore, quasi che fosse colpa loro se sono stati abituati così, dove tutto è dovuto e subito.
La maturità mette in risalto questa crisi della scuola e gli esami oscillano tra desiderio di “vendetta” da parte di alcuni insegnanti e momento di liberazione per molti studenti. Il percorso educativo si scontra così con un mero esercizio numerico dove conta solo la somma di frazioni di valutazioni.
Per affrontare questo momento, che ha anche dei potenziali straordinari, occorre avere una visione del futuro e una fiducia nelle giovani generazioni. Occorre recuperare il senso di responsabilità e di condivisione in cui ognuno possa sentirsi protagonista della crescita e sviluppo della propria comunità. Il rigore verrà poi di conseguenza.
1 commento:
Sull'esame di stato o di maturità la penso come segue.
1) Così com'è, risulta praticamente inutile, dispendioso, stressante per i ragazzi e i commissari, è un doppione non necessario dello scrutinio finale (99% di promossi).
2) Non serve affatto per lo scopo dichiarato. Serve invece (come ornamento e ribalta) alla gerarchia ministeriale e a tutto il sistema. Fa da paravento alla preparazione dichiarata o nominale di 5, o più anni, e a occultare i livelli insoddisfacenti della preparazione reale.
3) Per come stanno le cose, tanto varrebbe delegarlo completamente e liberamente alle singole scuole con commissione interna o esterna, senza prove uniche e accentrate, con date diverse: se deve essere una formalità, sia almeno semplice!
4) Se vuole essere un utensile della linea severista (a parole) del ministro, credo che abbia fallito completamente: tutta la struttura non può che condurre l'esame esattamente come ha fatto finora. Un esame condotto veramente con serietà (non severità) porterebbe le bocciature intorno al 10-15% (oltre il 5-6% di non ammessi) e ciò non è affatto pensabile.
5) Insomma, secondo me, la scuola è malata, ha la febbre alta (39-40°) e l'esame di stato o maturità è un termometro alterato e volutamente appannato, utile(?) per negare la gravità della patologia perché non si sa, non si vuole, non si è capaci di indicare e applicare la terapia che sarebbe necessaria.
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