giovedì 8 luglio 2010

Acciaio

Si legge tutto d'un fiato il libro di Silvia Avallone. La domanda che mi è risuonata più spesso è se lo abbia scritto proprio lei. Complimenti perchè per una ragazza così giovane, appena 25 anni quando è andato in stampa, narrare una storia di questo genere non è affatto semplice.
Acciaio è un romanzo a più facce. Ci sono le storie di ragazzine adolescenti con le loro crisi, i loro rapporti, le paure, le angosce, ma anche il cinismo e la cattiveria. La loro vita è influenzata in modo forte dal contesto, ma soprattutto dai più grandi. I loro genitori sono la generazione che è uscita dalla miseria, ma che deve fare i conti ancora con la fatica fisica, la condizione operaia, ma soprattutto con i cambiamenti di una società che li spaventa.
Droga, sesso, amore si intrecciano alla fabbrica, all'acciaieria Lucchini spa. La Avallone entra in fabbrica e lo fa con coraggio, spietata, senza concedere niente ai facili sentimentalismi o a ideologismi che appaiono qua e là ma solo come contorno. Drammatiche le figure maschili adulte. I padri di Anna e Francesca, le due protagoniste del racconto, sono due "mostri". Il primo perché vive fuori da ogni legalità ed è presente solo grazie alle cose e non agli affetti. Il secondo perché geloso pazzo della figlia che sta crescendo la massacra di botte, abituato già a farlo con la moglie. Una miseria intellettuale che cerca riscatto solo in rari momenti di forte emozioni per i protagonisti.

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