domenica 13 giugno 2010

Madiba e Waka Waka

Il portiere in mezzo ai pali. Fabio Grosso lo guarda per un attimo, prende la rincorsa e con un sinistro preciso insacca il quinto rigore. Quello decisivo che a Berlino consegna la coppa del mondo alla nazionale italiana.
Inizia così il video ufficiale dei mondiali in Sud Africa. Waka Waka contagia e se iniziate ad ascoltarla non riuscite più a staccarvi. Giovedì, nello stadio di Soweto, Shakira ha incantato le decine di migliaia di persone presenti e i milioni di telespettatori collegati in mondovisione.
Il pubblico ha assistito a uno spettacolo fantastico ed è esploso di gioia quando il vescovo Desmond Tutu ha nominato Madiba, come il suo popolo chiama Nelson Mandela, che a 92 anni è considerato ancora il padre di tutto il paese. I ventisei anni di prigionia non animarono il desiderio di vendetta, ma quello di giustizia. Divenne così il primo presidente nero del Sud Africa, dominato fino ad allora dai bianchi e dal regime dell’apartheid.
Magistrale la scelta di Clint Eastwood di dedicare a lui il suo ultimo film. Invictus racconta di un paese che nel 1995 era sull'orlo della guerra civile, quando Nelson Mandela sfruttò la finale dei mondiali di rugby per far rinascere la nazione sconfiggendo definitivamente l’apartheid.
Sono le piccole storie, le scelte considerate minori, i gesti delicati del presidente appena arrivato al potere a far stringere tutto il Sud Africa intorno alla sua squadra. Mandela va al cuore della gente e chiede di mettere da parte ogni rancore e diventare protagonisti di una nuova epoca.
Lo spettacolo incredibile di Soweto giovedì sera è anche merito suo.
Su quel palco pieno di luci e di energia si è ripetuto un miracolo che ha visto protagonista una ragazza bianca, colombiana con un padre newyorkese di origine libanese e una mamma latinoamericana di origine italiana e spagnola.
Shakira è così parte della mescolanza di terre, di tradizioni, di suoni, di emozioni. Una condizione a cui non assistiamo più solo in occasione di qualche evento mondiale, ma nella vita di tutti i giorni.
L'Africa ha bisogno della nostra attenzione. Non più solo aiuti legati alla carità, ma progetti di uno sviluppo compatibile con la propria storia. I mondiali sono un'opportunità di far conoscere questo continente. Inoltre, abbiamo tutti bisogno di sguardi nuovi, di una nuova politica culturale che consideri la multiculturalità non più come un fatto straordinario, ma l’occasione per riflettere sui cambiamenti della nostra terra, delle nostre vite.
Waka Waka riprende una canzone in lingua camerunense ed è stata suonata con strumenti Afro-Colombiani e con chitarre sudafricane. Shakira ha dichiarato di essere onorata che la canzone sia stata scelta come inno dei mondiali, poiché "questi sono un evento globale che connette i paesi, le razze, le religioni e le condizioni in un'unica passione. Sono un evento capace di unire e integrare, e questa canzone ne fa parte e racconta questa possibilità".
Ci sono state polemiche per non aver scelto una sudafricana. Ma è proprio in questa contaminazione, che tanto aveva voluto Madiba, il messaggio forte e bello per tutti noi.
Da domani tiferemo Italia, e pazienza se il miracolo di Berlino di quattro anni fa, o quello che fece la nazionale di rugby sudafricana nel 1995 non si ripeterà. È comunque una festa e un invito ad abbattere ogni frontiera.

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