martedì 29 giugno 2010

Lume Lume

La letteratura sull'altro, sullo straniero, inizia a differenziarsi e trovare forme espressive diverse. Il libro di Nino Vetri, ha ragione Andrea Camilleri, ha diversi pregi. Il migliore è quello di una narrazione della quotidianità fatta di tante piccole cose.
Dalla ricerca delle parole di una canzone rumena partono tante micro storie di protagonisti di tante parti del mondo. Personaggi che si incontrano e scontrano con culture indigene. Ne vengono fuori affreschi deliziosi.
Racconti anche nostri, dei nostri territori più prossimi come i negozi. "Ogni giorno in centro chiude una bottega storica. Una salumeria con le insegne anni quaranta, una torrefazione decorata con donnine anni cinquanta, un negozio che vendeva solo tè e caffè di tutti i tipi... Brasil, si chiamava. Tutte botteghe dove si parlava. Entravi per comprare il caffè, parlavi per mezz'ora. Al loro posto: negozi in franchising. Che vuol dire tutti uguali in tutto il mondo. E tutti, o quasi, che vendono calze e mutande".

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