mercoledì 16 giugno 2010

La prima volta sull'Unità

Un mio articolo sull'Unità di oggi.

Il tifo dei padani: né col "trota" né con l'Italia

Piove a Città del Capo e piove anche a Varese. Nella serata di esordio degli azzurri fa freddo e la città è deserta. Qualche bar ha tentato di attrarre i tifosi, ma con scarsi risultati. Manco a dirlo, in piazza del Garibaldino, le finestre della sede storica della Lega nord sono tutte sbarrate, ma da quel partito, al di là delle polemiche sull’inno di Mameli e il tricolore, non c’è un vero ostracismo verso la Nazionale.
“Certo che ho visto la partita”, afferma il sindaco Attilio Fontana, militante storico del Carroccio. “Da tifoso del Milan rimango però più legato alla mia squadra che all’Italia, a cui proprio non riesco ad appassionarmi. Comunque questa prima partita è stata l’occasione per ritrovarci tra amici”.
Una fede calcistica per i rossoneri e per la nazionale che è bipartisan e unisce altri politici illustri come il ministro dell'Interno Roberto Maroni e l’onorevole del Pd Daniele Marantelli. Anche loro, grandi appassionati di calcio, hanno visto giocare gli azzurri e hanno tifato Italia.
Entusiasta come sempre Marco Caccianiga, popolarissimo consigliere comunale della Lega nord ed ex assessore allo sport: “Per me i mondiali iniziano con l'esordio del grande Brasile ma, dopo questo mio vero grande amore, tifo Italia”.
Insomma, quell'affermazione di Renzo Bossi, la “trota” come lo ha definito suo padre Umberto, “io non tiferò per l'Italia, ma solo per la mia vera nazionale che è la Padania”, non sembra trovare tanto seguito tra i leader del Carroccio varesini.
In ogni caso di entusiasmo, politica o meno, per la prima partita della Nazionale se ne è visto proprio poco. Varese si è dimostrata fredda e non solo a causa di un’estate che sembra non voler arrivare. Una città che tifa con moderazione senza facili entusiasmi. Fa caroselli per le vittorie che contano, ma senza troppo esagerare. Figuriamoci allora per una prima partita dei mondiali in Sud Africa.
C'è poi da considerare che questa è una terra che vive a pane e basket. Da quello sport ha avuto grandi soddisfazioni grazie alle conquiste di tanti scudetti e trofei internazionali. Il 2010 però è stato un anno magico per la città. Domenica lo stadio di calcio è tornato a rivivere un momento di gloria. Era da quando Pietro Anastasi giocava a Masnago che non si vedeva così tanta gente. Il Varese, con un campionato straordinario è stato promosso in serie B ed è scoppiata la gioia dei tifosi.
Quell'energia si era sentita anche all'ippodromo, dove era stato installato al centro della pista l'unico vero maxi schermo della città.
Per Italia - Paraguay sempre lì sono arrivati solo uno sparuto drappello di tifosi. Un po' infreddoliti, con poche bandiere hanno provato a tifare per Cannavaro e compagni, ma tra la partita scialba e le condizioni meteorologiche avverse, il clima era davvero dimesso.
“Ma tiralo via quello lì che non sta nemmeno in piedi” impreca un ragazzo nei confronti di Lippi. “Come si fa a lasciare a casa Totti per portare quel brocco?” Siamo davvero tutti commissari tecnici e il gol di De Rossi fa tirare un sospiro di sollievo che però dura poco. “Certo che se giochiamo come stasera dove vogliamo andare?”. Qualcuno la prende con ironia, “dai è andata bene. Abbiamo fermato il Paraguay”.
Di politica all'ippodromo non c'era segno. E se non fosse per quell'albergo di Salvatore Ligresti, costruito in fretta e furia, grazie alle deroghe che conferivano tutti i poteri alla protezione civile e al suo capo Bertolaso, in occasione dei mondiali di ciclismo del 2008, lo scenario sarebbe davvero incantevole. Incurante dello scempio edilizio fatto, saltando ogni ordinaria procedura amministrativa, il cielo si colora di tutte le tonalità di azzurro, di grigio e di nero con le nuvole minacciose che lambiscono le montagne verdissime della “città giardino”.
La gente scorre lentamente fuori e commenta la partita, ma qualcuno indica le luci dietro le piste dell'ippodromo: “Certo che quell'albergo è proprio brutto!”

Nessun commento: