C’è bisogno di Rete e di visioni del futuro. La banda larga non è più qualcosa che ci evoca l’immagine di qualche ragazzino che smanetta su un computer. Anzi, per Francesco Caio, tra poco, questi saranno oggetti assimilabili a quelli dell‘epoca vittoriana.
“Non ci sono scuse, - afferma l’esperto di telecomunicazioni - la domanda c'è. Abbiamo dotato tanti oggetti di uso quotidiano della capacità di memoria e quindi ora c’è bisogno di infrastrutture di rete. Per costruirle ci vogliono anni. Serve una visione e una trasparenza di interessi intorno al tavolo in cui sia coinvolta la politica. Se questa non si muove saremo in ritardo e poi dovremo lavorare in emergenza”.
La crisi economica non può essere la scusa per non intervenire, anzi è proprio in questi periodi che ci si attrezza per trovare nuovi processi e nuove idee per far uscire il Paese da un situazione difficile.
Secondo Luca De Biase, responsabile di Nova24 del Sole 24ore, “l’innovazione nasce da un atto di ribellione” e di “ragioni per ribellarci - gli risponde Renato Soru, patron di Tiscali - ne avremmo tante. Prima tra tutte il fatto che di questi argomenti si parla poco e questo non va bene. L'Europa ci chiede di costruire un'economia più competitiva e più inclusiva. Questo è il sogno di tutti, ma ha bisogno della Rete e quindi c’è una responsabilità politica di chi ci governa e di chi vorrà governare trovare le soluzioni. Non si può dire che si costruirà la Rete con i tempi del mercato, perché nelle grandi infrastrutture non si è mai fatto così. Berlusconi continua a dirci che paese ha nella testa e quello che lui vuole è un mondo con più canali televisivi e più consumatori”.
La capacità del Paese di competere e di avere sviluppo passa sempre più dalla sua capacità di innovare e cogliere i cambiamenti a tanti livelli.
“Più informatizzazione - spiega Caio - significa abbattere i costi delle imprese e della burocrazia e permettere così di utilizzare quelle risorse liberate consentendo ai soggetti sociali ed economici di avere maggior accesso ai servizi. E’ questo che serve alla crescita del Paese e se perdiamo questo treno altro che pastorizia. La Rete oggi è la risposta ai bisogni reali delle persone. È come un tubo del gas, ma con possibilità straordinarie. Cogliamole queste opportunità e la crisi dovrebbe essere uno stimolo per la nuova polis. Occorre poi avere un sistema delle regole e deve essere la politica a occuparsene”.
Derrick De Kerckhove, anche lui ospite dell’iniziativa del Pd, Non stop - banda larga, in collegamento da un cyber caffè dell’Ontario con Carlo Massarini, ha raccontato quali sono stati gli sviluppi recenti della Rete. “Questi anni sono stati straordinari e in poco tempo siamo passati dall’era della connessione a quella della condivisione. Oggi siamo di fronte a nuove forme di socialità che stanno cambiando in modo notevole le relazioni”.
L’accesso a Internet e la diffusione della banda larga diventano perciò cruciali per lo sviluppo economico e la qualità delle relazioni in tutti i paesi del mondo. L’Italia procede troppo lentamente e rischia di finire in un vicolo cieco.
Gli effetti concreti di cosa significhi ritardo lo spiega bene Renato Soru. “La Rete consente di dare risposte concrete al bisogno di inclusione sociale. Grazie agli investimenti nella tecnologia un paese cresce e mantiene competitive le imprese. Se questo dibattito lo tenessimo negli anni Sessanta l’Italia avrebbe tutte le competenze in casa perché avevamo aziende che costruivano i modem, le infrastrutture di rete, i computer. Oggi invece sono i cinesi a portarci nelle case la tecnologia e noi abbiamo distrutto quel tessuto di esperienze e professionalità. C'è quindi un'urgenza in più che diventa anche occupazionale. Dobbiamo lavorare seriamente e a me dispiace che sui giornali questi temi legati all’innovazione siano scomparsi, perché ne va del nostro futuro. Noi abbiamo bisogno di visioni Stiamo vivendo un mondo che viaggia a una velocità incredibile. La Rete ci serve per far nascere e far crescere nuove idee e nuovi servizi”.
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