venerdì 7 maggio 2010

Hanno tutti ragione

È brutto da dire, ma il libro di Paolo Sorrentino l'ho finito per forza. Se ne avrà a male più Daniel Pennac che dice che il lettore ha il diritto di lasciarlo lì se non piace, ma non ci sono riuscito.
E così l'ho letto fino alla fine. Si stava riprendendo a un certo punto e poi niente da fare. Non mi è piaciuto per niente.
Mi infastidisce una scrittura sconnessa, nervosa, che procede con un linguaggio e una sintassi che vuole essere "sperimentale". Del resto ero avvisato e quindi peggio per me. Già dalla prefazione Sorrentino non fa mistero che se ne infischia delle regole lessicali sparando due pagine senza punteggiatura in cui Tony Pagoda spiega cosa non sopporta.
Quanto è stato grande nel suo film Il divo, quanto l'ho trovato poco convincente e a tratti noioso in questo suo Hanno tutti ragione. Anzi, forse è proprio quel narrare del film, con i suoi ritmi sincopati, ma anche geniali, che si riflette troppo nel libro. E leggere un romanzo con nella testa il ritmo di una pellicola non è cosa buona e giusta.
Zeppo di battute buone per citazioni, me ne sono annotate diverse, davvero mi ha lasciato insoddisfatto. Belle le pagine dove racconta degli scarafaggi a Manaus, ma troppo poco.
Pazienza...

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