Era il titolo di un post di alcuni mesi fa. Lo uso ancora perché rende bene l'idea di come spesso vengano considerati gli iscritti del popolare social network. In questo tempo passato il numero di quanti usano facebook è cresciuto in modo esponenziale. E con questi molte pagine scritte e anche i primi libri. Ci sono questioni nuove di rilevanza incredibile. Si pensi solo al diritto all'oblio, ovvero a non vedere "in piazza" per sempre propri materiali, siano questi foto, video, audio o semplici testi.
Prima ancora che temi specifici credo che facebook sia il più grande laboratorio umano mai esistito. Le persone che lo usano sono vere e postano lì pezzi della propria vita. Che si esprima attraverso pensieri, citazioni, video o altro poco conta. Così come il fatto che molti, anche impegnati in politica o nel sociale, passino ore a giocare a farmville è un pezzo di puzzle di identità che si esprimono liberamente. Certo a volte viene da chiedersi quanta sia la consapevolezza di quanto stiano facendo, ma perché nella vita reale non è forse lo stesso?
Il web è un alfabeto e sta ai singoli, alle comunità costruire e strutturare le narrazioni. È irritante leggere presunti esperti, soprattutto tra psicologi ed educatori, che dall'alto delle loro torri d'Avorio sentenziano. I social network sono un fenomeno nuovo di dimensioni impressionanti sia per quantità di persone coinvolte che per tipologia di possibili esperienze. Occorre avere l'umiltà dell'ascolto e quel che più difficile della partecipazione. Non basta
guardarlo con distacco perché non se ne comprenderebbero tante implicazioni emotive. Abbiamo bisogno di tempo e intanto possiamo tutti pensare a cosa significhi per noi stessi starci dentro. Quanti hanno poi doti di analisi ci aiuteranno a conoscere meglio, ma qui le vecchie categorie di chi pretende di irradiare il proprio sapere dall'alto sono definitivamente saltate. Ed è anche per questo che non si tratta proprio di sfigati.
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