Una scrittura semplice, asciutta, intensa. "Non sono buona ad aspettare. Aspettare senza sapere è stata la più grande incapacità della mia vita. Nell'attesa ho avuto lo spazio per costruire enormi impalcature di significato, e dieci minuti dopo farle crollare, per mia stessa mano. Poi riprendere da un punto qualunque, correggere il tiro di qualche centimetro per rendere la costruzione immaginata più solida. Vederla crollare di nuovo".
È una vita anche di rinunce quella della protagonista. Fin da ragazzina ci ha dovuto fare i conti. "Con le cose buone della vita io non ero mai stata indulgente. Forse credevo di più alle sconfitte, sapevo affrontarle meglio: erano come le temevo, cioè come le avevo immaginate. Intorno alle cose facevo dei lunghi giri larghi tenendo sempre gli occhi altrove".
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