venerdì 19 febbraio 2010

Stranieri di giorno

Sono in ventimila e tutte le mattine passano la frontiera per andare a lavorare.
Nel Canton Ticino sono impiegati 44mila frontalieri e poco meno della metà provengono dalla provincia di Varese. Se consideriamo che in quel territorio vivono appena 300mila persone si capisce bene la preoccupazione di alcuni attori sociali ticinesi, ma anche l’importanza strategica che hanno quei lavoratori per il loro come per il nostro territorio. Lì portano competenze e da noi ricchezza economica.
In termini numerici la realtà del frontalierato negli ultimi trent’anni ha avuto evoluzioni sostanziali.
Nel 1980 erano 30mila i lavoratori che passavano la frontiera e fino al 1990 c’è stata una sostanziale crescita fino ad arrivare a 40mila unità. Il decennio successivo, complice una profonda crisi economica in Ticino il numero si è ristretto fino al minimo storico raggiunto nel 1999 con meno di 28mila lavoratori. Un dato che a partire dal 2000 ha iniziato a crescere nuovamente fino ad arrivare al massimo storico dei mesi scorsi con oltre 44mila lavoratori.
L’evoluzione di questa realtà non si ferma però al mero calcolo numerico.
La figura del frontaliere in questi trent’anni è cambiata in modo radicale. Da uno studio dell’istituto di statistica elvetico, nel 1990 il 62% dei lavoratori italiani in Ticino era non qualificato, il 28% mediamente qualificato e per tre quarti i settori in cui questi venivano impiegati era legato all’edilizia e all’industria manifatturiera. Ora siamo in presenza di lavoratori molto più qualificati e i settori trainanti sono quelli della logistica, delle biotecnologie e dell’informatica. C’è una sempre crescente presenza nel settore della formazione dove le tre università elvetiche assorbono decine di docenti italiani.
Insomma, dei frontalieri la Svizzera non ne può più farne a meno alimentando un dibattito che resterà caldo per molto tempo e a cui in Italia si presta poca attenzione e di cui si conosce ben poco. Un errore da diversi punti di vista perché il Canton Ticino, come altri paesi stranieri, attrae sempre più alte professionalità in cui anche la ricerca ha un peso notevole. A differenza di altre realtà lontane, qui abbiamo a che fare con una nazione territorialmente contigua con cui poter sviluppare relazioni interessanti.
Lasciare questo tema solo alle analisi dei ticinesi costituisce un grave errore e un perdita di opportunità interessanti per il nostro territorio, al di là della già importante attenzione verso quei ventimila lavoratori.

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