lunedì 22 febbraio 2010

Il tempo della ranza

D'improvviso mi sono ritrovato, io viterbese, a far i conti con il dialetto lombardo. Prima un sorprendente Van de Sfroos, trovatore moderno, con le sue storie ed emozioni.
Poi con Laura Pariani e un delizioso e coraggioso libro appena giunto in libreria. Milano è una selva oscura.
Tornerò a scriverci ma intanto trovo delizioso un passaggio.
"Ché è così che per me l'è diventata Milàn: il tempo, vigliàcch 'me 'n làder, si diverte con tutti i manufatti dell'uomo e li porta via come fossero nuvole al vento, come foglie rinsecchite, come polvere delle strade per dove passiamo, senza raccapezzarci, convinti che la barca la va, che il nostro cammino umano sia particolarmente predisposto secondo un significato superiore. E invece siam dentro nel tempo della ranza di cui noi pulci, noi orbi, noi ciòlla, neanche ci rendiamo conto".

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