sabato 2 gennaio 2010

Welcome

Bilal arriva a Calais convinto che il suo viaggio verso Londra è ormai finito. A separarlo dalla sua amata resta solo la Manica. Si accorge presto che come lui hanno creduto facile raggiungere la Gran Bretagna centinaia di immigrati. La città francese, a ridosso del porto, è un brulicare di miseria e disperazione.
Il film di Noiret è coraggioso, bello e intenso. Racconta il dramma di Bilal per affrontare un tema scottante come quello delle migrazioni. È un film che si presta a tante letture diverse perché sullo sfondo c'è anche un'altra storia d'amore finita tra Simon, che "adotterà" Bilal insegnandoglia nuotare e sua moglie insegnante e volontaria per dare assistenza ai "clandestini".
Ogni personaggio ha un suo rovescio ed emerge la distanza tra le motivazioni, il senso della vita, semplice e poetico di un ragazzino che scappa dal Kurdistan per amore e due adulti forti e determinati schiacciati dalle proprie contraddizioni. Le stesse che emergono all'interno di una comunità ricca e opulenta come quella francese che sceglie il pugno di ferro per contrastare l'arrivo di tanti immigrati in cerca di fortuna a costo anche di restringere pesamentemente la libertà e alimentare un decadimento dei valori fondanti del proprio paese.
Un film assolutamente da vedere e che sembra la parte terminale dello straordinario libro di Fabrizio Gatti titolato proprio Bilal e che racconta l'odissea dei clandestini per uscire dai propri paesi alla ricerca di una vita diversa.
Non ci sono soluzioni facili e il regista non toglie nulla alla drammaticità della situazione e narra la storia senza alcun elemento di retorica, vittimismo o facile buonismo. È un film che ci interroga profondamente e ci vorranno anni per uscire da questa fase drammatica e che, seppur con caratteristiche diverse, tanto costa al mondo intero.

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