Allen torna a New York ma prosegue nel suo raccontare le relazioni e l'amore. Ci sono tre fasi determinanti nella vita: la nascita (e su questa Allen non entra affatto), la morte (e con questa ci gioca tanto che il protagonista ha grandi cambiamenti proprio quando prova a farla finita) e le relazioni. Su queste il regista americano sta mettendo in scena tutto il suo decennale lavoro psicanalitico con una maestria formidabile. Basta che funzioni all'apparenza è molto diverso da quello straordinario Viky, Cristina, Barcelona dello scorso anno. In realtà anche qui Allen tratta del tema dell'amore scardinando e mettendo alla berlina ogni concezione bigotta. Lavora sulle contraddizioni esaltando il ruolo della sessualità e della cultura all'interno di ogni relazione. Lo fa in modo dissacrante che vede nel motto Basta che funzioni l'unico senso del tutto.
La commedia di Allen diventa così un grande contenitore. Il film, molto molto godibile in se, per la sua storia, per le gag divertenti, per i ritratti curiosi dei personaggi, lascia allo spettatore piani di lettura ulteriori e non è un caso che il regista scelga di aprire e chiudere la narrazione con monologhi rivolti direttamente agli spettatori. I protagonisti della commedia non lo capiscono ed giusto così perchè solo lui "ha lo sguardo d'insieme".
Complimenti Woody.
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