mercoledì 19 agosto 2009

Fantastiche coincidenze

"Da soli non ci si salva e neanche in un piccolo gruppo soddisfatto di sé. Si lavora per tutti, non per la parte".
Goffredo Fofi, intervistato da Oreste Pivetta, traccia un affresco del suo cammino intellettuale, di vita, di riflessioni.
Nel giro di pochi giorni mi sono trovato a leggere, quasi contemporaneamente, due libri inaspettati. I mie demoni (Meltemi editore) di un Edgar Morin a me fino ad allora sconosciuto (quanto può essere immensa l'ignoranza) e La vocazione minoritaria (Laterza) di Fofi.
Il primo è un intellettuale puro, o un "onnivoro culturale" come ama definirsi lui. Il suo percorso è davvero affascinante e mi ritrovo in moltissimi passaggi del suo pensiero. Il suo mettere al centro la cultura interdisciplinare e che ha uno sguardo fisso sulle dinamiche sociali.
Per me, pragmatico incallito, è stato davvero illuminante.
In mezzo Goffredo Fofi. Intellettuale pure lui, ma con una vocazione al fare, al progettare, al gestire.
Con il grande rischio di esaltare il mio narcisismo ho trovato fantastica la defizione che Fofi dà del suo operare. "Il sollecitatore e magari il mediatore... proprio nel senso del sensale di matrimoni! Cioè mediatore di incontri, di collaborazioni. Già fare in modo che le persone per bene che fanno iniziative buone si conoscano tra loro, i napoletani con i bolognesi e i veneziani, i credenti con i non credenti, i giovani con gli adulti, quelli che hanno studiato e quelli che non lo hanno fatto, fa scattare molte cose. Questo è il lavoro che ho imparato a fare meglio e che soddisfa di più i miei residui di vanità, perché è quello che mi diverte e mi appassiona di più".
Bello davvero e le letture di Morin e Fofi aprono altre e più profonde riflessioni sulla vita e sul suo senso.

Nessun commento: