giovedì 4 giugno 2009

Vincere

Vengono i brividi e due scene valgono tutto il film. La prima con Giovanna Mezzogiorno ad intepretare Ida, la moglie segreta di Mussolini, in cima alle sbarre mentre fuori cade tanta neve. Un'immagine potente, dolorosa, densa di disperazione ma non di rassegnazione.
La seconda mostra tutta la brutalità e la stupidità del fascismo quando una squadraccia attacca una festa dell'Avanti e spara e ammazza vecchi e giovani che stanno ballando. La violenza gratuita, inutile, barbara di chi in nome di un ideale fasullo diprezza la via altrui.
Ma in Vincere, al di là di una storia raccontata in modo delicato e attento, la forza narrativa di Marco Bellocchio, come già fatto in altri film, si pensi solo a L'ora di religione con uno straordinario Sergio Castellito, è la fotografia, l'immagine.
Primi piani e giochi di luce magistrali e abili. Il regista si affida poi a spezzoni di documentari per ricostruire la figura del duce. Fa a pezzi la chiesa e tutto il potere.
E qui vengono i brividi sul serio nel pensare ai giorni nostri. Il film diventa così ancor più attuale e non solo un esercizio intellettuale.
Da vedere.

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