Stasera intorno alle venti Vito Antonio, il papà di Michele ci ha lasciati. È rimasto poco più di quindici mesi senza la sua Teresa e ora la raggiunge.
Forte, caparbio, tenace, con una forza di volontà proprio del lucano più tosto ha affrontato quattro anni durissimi dentro e fuori dall'ospedale senza mai mollare. In queste ore i ricordi affollano la mente in maniera scomposta, ma l'immaggine più bella arriva da un suo racconto. Lo vedo sui pali della luce quando lavorava all'Enel. Era orgoglioso di quel suo lavoro. Delle corse durante le emergenze per riparare qualche guasto. C'era un'etica forte nel suo operare. Amava ripetere spesso le diverse imprese. E negli ultimi mesi le sue imprese correvano molto meno in alto, ma richiedevano altrettanto coraggio e voglia di vivere. Ogni ricovero, ogni momentaneo black out era un colpo durissimo alla sua autonomia. Ma lui non mollava. Anche in rianimazione, quest'ultima volta, dopo due settimane era preoccupato per i muscoli delle sue gambe e chiedeva di fare esercizi per tenerle allenate. Al suo fianco sempre Michele e Mimmo che lo hanno assistito con attenzione e tenerezza.
Da qualche giorno però non ce la faceva più e ha deciso di raggiungere la sua Teresa, scomparsa a marzo dello scorso anno.
Anche nei momenti duri la sua preoccupazione andava per la sua consorte e per i suoi figli.
Vito Antonio era uomo di altri tempi e, malgrado la confidenza che via via cresceva, gli davo del lei, ma sono certo che oggi non se la prenderebbe se l'ultimo saluto è diventato un ciao.
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