domenica 11 gennaio 2009

Giudizio e pregiudizio

Confesso che avrei voluto essere al posto di Flavio Ibba. Dai tempi del liceo ho fatto dell'impegno sociale e politico una delle scelte profonde della mia vita. Ho avuto la fortuna di vivere esperienze forti che mi hanno formato. Alcune di queste mi hanno profondamente cambiato. Ricordo con piacere l'impegno per alcuni mesi in Friuli dopo il terremoto. Poi un campo di formazione per capi scout con Giovanni Bachelet, solo pochi mesi prima che la Brigate rosse trucidassero suo padre Vittorio. E tante altre esperienze.
Sono convinto che le persone possano cambiare. Una convinzione che mi rende sempre ottimista, positivo. Non è buonismo credere che dentro ogni persona ci sia il bene e che a volte sia difficile crederci a partire dal soggetto stesso.
"Dobbiamo chiederci cosa ci spinge così prepotentemente a giudicare gli altri non secondo la loro specificità ma secondo dei pregiudizi collettivi". Una domanda che Aldo Carotenuto rivolge a tutti, e che leggendo molti commenti pubblicati su Varesenews in seguito all'articolo che racconta l'esperienza di Ibba nella West bank risuona ancora più forte.
Il giovane politico varesino ha scelto di fare esperienze di volontariato internazionale per proseguire una sua formazione. Da qui e dai suoi pensieri sarebbe bene ripartire e non da aneddoti o chiacchiere sul suo conto.
"La radice della sofferenza, - prosegue Carotenuto, - sta nel fatto di giudicare le cose cercando di capirle e di entrarci dentro, mentre ci si rende conto che per gli altri esiste solo un pregiudizio, che tende a parzializzare tutti coloro che tentano di sottarsi a quel modello preordinato".
Giudizio e pregiudizio non vanno mai a braccetto. Il primo richiede conoscenza, riflessione e consapevolezza. Il secondo è figlio dell'ignoranza e della paura di guardarsi dentro per capire meglio cosa ci disturba. Atteggiamenti e comportamenti che escono dalla sfera privata e che fanno meglio comprendere come mai è così difficle risolvere i conflitti. Anche quello arabo palestinese.

2 commenti:

Tonino ha detto...

E' in effetti pure un pregiudizio quello emesso nei confronti di coloro che hanno atteggiamenti pregiudiziali. Ammetto di ricadere in questa forma minore di pregiudizio, pure molto virulenta. Ma a volte proprio non ce la faccio: quando sento certi ragionamenti sbarello, perdo il senno...

Anonimo ha detto...

C'è una parola che sottende il tuo intervento e il riferimento a Carotenuto: speranza. Le persone possono cambiare, a volte è il caso a imporre la svolta, un imprevisto, a volte è un percorso consapevole. Senza questa prospettiva la vita sarebbe grigia e inutile. Gli esempi in letteratura e nel cinema sono numerosi. Pensiamo solo alla figura dell'Innominato nei "Promessi sposi" di Alessandro Manzoni.