domenica 14 dicembre 2008

Tuttogratis e il tuttifighi

"Tuttogratis e il tuttifighi" sarebbero le due "convinzioni dannosissime per l'informazione". Claudio Del Frate, rispondendo al mio post sulla crisi del Los Angeles Time, non ha dubbi. Internet sta facendo danni gravissimi al sistema dell'informazione.
"Informazione "tuttogratis" significa che l'intero sistema (carta stampata compresa) dovrà dipendere sempre più dalla pubblicità e ho forti dubbi che lintero sistema regga a queste condizioni. Il tuttifighi fa sì invece che le testate, costrette a contenere i costi arruolino giornalisti improvvisati con conseguenze facili da immaginare".
Il contributo di Claudio è ottimo. Soprattutto perché mette l'accento su come si deve finanziare l'informazione. Detto questo però la situazione resta esattamente allo stesso punto. E le domande che dobbiamo farci tutti è come uscire da una crisi che anche a non volerla vedere ci piomberà addosso a tutti.
Il modello dell'informazione visto fin qui ha la vita corta, ma non solo per ragioni economiche. Claudio ha ragione nel chiedersi perché solo l'informazione debba essere gratis quando il resto si paga. A questa domanda però c'è solo una risposta. È il mercato a stabilire come funziona. Non credo che lui o altri possano pensare che qualcun altro si possa far carico per intero del sistema dell'informazione.
Internet può far danni. Anzi li sta già facendo. Occorre però intendersi cosa significhi danni. Il citiizien journalist mi spiace per Claudio non è affatto una baggianata. Misna è un esempio per tutti. I comboniani hanno realizzato una rete di informazione straordinaria che è una spina nel finco delle agenzie internazionali. Si dirà che è limitata ad alcuni paesi. Certamente! Ma intanto sono gli unici che si occupano con serietà e professionalità di interi continenti scomparsi sui media di ogni ordine.
Non scompariranno i giornali di carta e nemmeno i giornalisti. Cosa sarà dopo lo tsunami che sta arrivando è difficile da affermare con certezza. Molto dipenderà però dalla capacità di saper cambiare, guardare avanti, fissare priorità diverse. Servirà formazione, professionalità e soprattutto acquisire competenze nuove. Il giornalista diventerà così sempre più un ricercatore, un collettore di informazioni come è sempre stato, ma anche uno capace di capire tendenze, saper leggere e manovrare nei vari linguaggi. Non capirlo farà trovare questa fondamentale categoria sociale nella condizione di Filemazio che, come canta Guccini, a Bisanzio non trovava più romani e greci e sentiva bestemmiare in alamanno e in goto e quindi non aveva più "la conoscenza od il coraggio per fare quest' oroscopo, per divinar responso, e resto qui a aspettare che ritorni giorno".
La canzone del vate bolognese è fantastica per leggere la nostra condizione oggi in molti settori. Per il nostro lavoro vale ancor di più.

1 commento:

Anonimo ha detto...

E' il mercato che fa le regole. Del Frate può anche lamentarsi della scarsa considerazione in cui oggi si trova l'informazione, ma la colpa è proprio dei professionisti (o presunti tali) dell'informazione. Non mi sembra di vedere qui in Italia in alto livello di giornalismo: basti pensare ad un Aldo Biscardi che è stato addirittura ai vertici del giornalismo sportivo... Internet non ha fatto altro che mostrare che se una persona possiede una certa qualità nella scrittura attraverso un sito o un blog, procurandosi insomma uno spazio aperto, può dare avvio ad una divulgazione di opinioni, e magari acquisire un seguito maggiore di quanto possa fare un giornalista professionista. I pezzi venduti a 8 euro? Tempo fa in prima pagina della Prealpina (per la precisione l'uscita del 22 aprile 2008) c'era questo titolo: "Olio extravergine finto: dopo vino e mozzarella un'altro scandalo". Già: un "apostrofo" altro. Prima pagina di un quotidiano: quanto dovrebbe valere questo pezzo?