E si, torno ancora una volta alla mia Viterbo. Mia perché è lì che sono nato. Mia perché è lì che ho mia mamma, mia sorella, due nipoti, una zia adorabile e una cuginetta. E con loro ancora tanti amici.
Una toccata fuga con una ragione fantastica. Festeggiamo i 30 anni dalla maturità con i compagni del liceo Ruffini. Non ci avremmo mai creduto. E su 24 saremmo in 20. C'è molta emozione e curiosità. Non c'entra nulla la nostalgia o un facile romanticismo. Quegli anni, come dice Uhlman ne L'amico ritrovato, fissano alcune emozioni uniche e i rapporti conservano poi qualcosa di magico. Così dopo dieci stagioni esatte ci ritroviamo ancora una volta. E sarà festa.
Con alcuni di loro, Carlo, Stefano, Patrizia, il rapporto è continuato forte e intenso, con altri davvero non ci si vede dal 1998. Un altro secolo, un altro millennio. Come lo era quel terribile e fantastico al tempo stesso 1978. L'anno della maturità resterà alla storia. Per tutti basti ricordare il rapimento e l'assassinio di Aldo Moro e l'avvio del papato di Karol Woytila.
Parto tra poco in treno e taglierò mezz'Italia ancora una volta con il sole. Dalla pianura padana, agli appennini, alle colline toscane fino alla terra viterbese a brindare con i pini marittimi.
Sono felice e questo viaggio avrà tante componenti di fascino a partire dall'abbraccio con la mia mamma.
1 commento:
Non so perché, ma non invidio coloro che hanno, per un motivo o per un altro, lasciato la propria terra per vivere altrove. Ne ho un esempio nei miei genitori, ma anche in mia moglie. A me non piacerebbe, penso, e sentirei molta nostalgia.
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