giovedì 23 ottobre 2008

Il Maschio di Piccolo

"La cosa più meschina che può fare un uomo è quella di separare rispetto e culo. È sia moralistico sia razzista". Francesco Piccolo scrive in modo fantastico. Diretto, chiaro, semplice. Inizia il suo romanzo con due pagine sui cambiamenti di costume del nostro paese descrivendo minuziosamente i modi di preparare e servire il cappuccino. E poi finisce il libro con la descrizione dello spazio tra il portone e il cancello delle case. In mezzo sesso, sesso e tanto sesso. Un maschio solo, compulsivo che pensa solo a "scopare", come si esprime nel racconto. Nel romanzo La separazione del maschio il protagonista è un quarantenne sposato con Teresa, padre di una bimba Beatrice, acuta, intelligente e sensibile. Lui però ha anche una serie di relazioni stabili con diverse altre donne e non gli basta nemmeno questo e così non se ne lascia scappare neppure una di quelle con cui può far sesso. Lo sviluppo della storia è legata poi da un filo conduttore che raccnta la frattura insanabile con la moglie.
Piccolo affronta in modo spregiudicato ogni relazione sessuale. Lo fa con una minuzia di particolari che con lo scorrere delle pagine fa pensare a un'opera molto furbetta. Il romanzo si legge in un batter d'occhi, ma lascia parecchie perplessità. È questo il maschio quarantenne di oggi? Sono queste le sole emozioni che cerca? L'affresco della carica erotica può dirsi riuscito malgrado i comportamenti dei protagonisti siano davvero compulsivi. Ma il resto? C'è una somma di individualismo, egoismo, narcisismo, infantilismo che lascia molto amaro in bocca. Seppur attento alla sua bambina neppure in questo rapporto il protagonista riesce ad esprimere fino in fondo chi davvero sia. Se Piccolo voleva esser crudele con il mondo maschile c'è riuscito, ma il romanzo resta sospeso come un'opera a senso unico che si contorce solo intorno al sesso e all'incapacità del protagonista di prendersi le responsabilità e riflettere a fondo su chi davvero lui sia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

"finalmente, avendolo finito da qualche ora, posso leggere e commentare il tuo post sulla "separazione del maschio" su cui concordo in pieno e aggiungo due considerazioni. Primo, il libro gira da un cento punto in avanti attorno all'adagio - letto anche al contrario - del vecchio "occhio non vede, cuore non duole" e propone una riflessione su quante siano davvero le storie di sesso: quanto si faccia sesso davvero fuori dalle relazioni convenzionali, quanto sia importante nella vita di un uomo e di una donna scopare e basta, con una telefonata fatta e un giro al motel: secondo me non è così. poi la seconda valutazione, legata alla prima, sta nel modello di uomo proposto da piccolo. è certamente uno che scopa molto ma ama a metà. lui stesso lo dice: "non ho mai lasciato nessuna", quindi non ha mai avuto fino in fondo nessuna. il soggetto di questo libro, infatti non ha una "donna" che sia una. forse la vera donna che vedrà farsi è la figlia, l'uinica, forse, che non potrà
avere a letto. tutte le altre sono figure prese ma mai amate fino in fondo: il contrario di Giacomo Casanova: lui le donne le amava tutte e non era importante portarsele a letto: bastava un segno per aver capito che le cose potevano finire col sesso, il resto era sentimento....insomma la differenza tra un grande e ...un Piccolo"
Andrea