giovedì 29 gennaio 2015

L'elogio della decadenza in Sottomissione

Sono il vuoto e la decadenza la sensazione più forte che mi ha lasciato la lettura di Sottomissione di Michel Houellebecq.
Il libro racconta la vita di François, 45enne professore universitario della Sorbona. Il suo unico merito è stato quello di diventare uno dei massimi esperti al mondo di uno dei padri del decadentismo. La sua vita scorre vuota, senza alcuna passione, se non quella di soddisfare ogni sua pulsione sessuale. Approfitta della sua posizione universitaria per andare a letto con le studentesse che lo ispirano di più. Non ha amici, anche perché non crede nelle relazioni affettive.

Siamo nel 2022 e si ritrova, suo malgrado, a una vera svolta della vita politica francese. Alle presidenziali vanno al ballottaggio Marie Le Pen del Fronte nazionale e i Fratelli mussulmani. I partiti storici repubblicani appoggiano questa nuova formazione moderata e così per la prima volta nella storia la Francia avrà un presidente espressione dell'Islam. Sullo sfondo un'Europa sempre più in crisi di identità, incapace nella sua componente laica di dare risposte. L'Islam è ormai al governo nei principali paesi e il suo obiettivo è diventare globale. Il nuovo presidente chiede per il suo partito solo il ministero dell'educazione perché vuole guidare il processo di islamizzazione. Saranno soprattutto le donne a pagare il prezzo maggiore di queste profonde novità.
Un libro interessante in alcuni passaggi, ma nel suo insieme davvero deludente. Sfiora tanti argomenti e li lascia lì, senza alcuna profondità salvo questa contrapposizione tra grandi cambiamenti e decadenza.
L'ho letto dietro diversi stimoli, primo tra tutti la grande pubblicità fatta dopo i drammatici fatti di Parigi. Poi, complici giornate chiuso in casa con molto tempo a disposizione, mi ha colpito il consiglio di Ferrara alla giovane donna italiana convertita all'Islam dopo l'11 settembre.
La sensazione è che sul libro si è scatenata una "rissa" più ideologica che letteraria.

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