domenica 25 marzo 2012

Non so se don Lorenzo

Sarebbe interessante scoprire quali sono le riflessioni di chi legge "Non so se don Lorenzo" senza saperne nulla di don Milani e di Barbiana. Iniziare a parlare di un libro da una provocazione svela subito un non celato disappunto per la pubblicazione del volume di Adele Corradi. La questione non sono tanto i suoi ricordi, ma la scelta di dare alla stampa un affresco del parroco di Barbiana senza un minimo di altri elementi.

Il libro diventa così un'opera da "addetti ai lavori" perché, per gli altri, una scrittura così piatta e piena di aneddoti su "uno scemo" potrebbero tracciare un profilo di un uomo ossessionato da tante cose, perfino dall'amore per i suoi figliocci, senza cogliere tutta la grandezza e profezia di don Milani.
Spiace essere così controcorrente. Molte recensioni sono entusiaste: a partire dalle poche righe di Gad Lerner sul suo blog, a quella di Roberto Beretta su Avvenire, fino a quella apparsa su La Nazione. 
Me lo sono divorato il libro, ripromettendomi di rileggerlo, ma pagina dopo pagina saliva amarezza. Non sono di quelli che amano le agiografie e so bene quanto don Milani, come tutti gli integralisti, abbia non pochi lati oscuri, e non pochi elementi pieni di contraddizioni, ma presentare al pubblico un libro senza un minimo di ulteriori riflessioni non è stata una bella operazione.
C'è perfino di peggio nel libro. La testimonianza finale di Giorgio Pecorini non fa che raddoppiare le perplessità e il paradosso. Il giornalista, autore di "Don Milani: chi era costui" scrive in apertura del suo contributo al libro della Corradi: "a quasi un secolo dalla sua morte pochi sanno almeno con approssimazione sufficiente chi davvero fosse e cosa abbia veramente fatto e detto nei quarantaquattro anni intensi della sua breve vita, certamente di prete ma insieme di uomo, cittadino, maestro".
E fin qui, non si capisce bene il motivo di un simile incipit, ma poi il Pecorini rincara la dose. "Moltissimi in compenso lo evocano a spanne e lo usano a vanvera per dar forza alle proprie idee e tirar acqua al mulino dei propri interessi politici e/o culturali. C'è insomma in giro una gran confusione favorita dallo spuntare intermittente di frammenti incontrollabili, dall'indisponibilità di tanti autografi e documenti, dall'intrecciarsi di aneddoti non verificati, di citazioni monche (...) Parole approssimative o storpiate, per difficile decifrazione del manoscritto o eccesso di prudenza, o soltanto sciatteria. Roba che seguita a impedire edizioni critiche organiche affidabili di tutti i testi. O addirittura manipola e nasconde le poche esistenti".
Giorgio Pecorini non lo dichiara, non affonda la sua penna, ma se la prende con Michele Gesualdi, ex presidente della Provincia di Firenze, ma soprattutto, insieme con suo fratello Francuccio, figlio adottivo di don Lorenzo. Rispunta una polemica mai sopita. Polemica inutile e rancorosa perché lui stesso ne è completamente protagonista e di parte. E dispiace molto che una delle testimonianze inizi proprio con un gesto di accusa senza per altro il coraggio di fare nomi. Dispiace perché don Milani parla attraverso i libri che ha scritto o contribuito a scrivere, come i capolavori L'obbedienza non è più una virtù e Lettera a una professoressa, tanto per citarne solo due.
A questo tracciare sospetti e agitare fantasmi rimedia solo in parte Beniamino Deidda nella seconda testimonianza.
"Don Milani è stato un prete singolarissimo e isolato, profeticamente al servizio dei più umili, capace di mettere la Chiesa e la società di fronte alle loro macroscopiche contraddizioni, guardando nelle pieghe nascoste di cose che a tutti parevano note. Questa sa capacità di scoprire i lati più nascosti dei fenomeni religiosi e sociali e di denunziarne spietatamente le miserie e i limiti scuote da oltre cinquant'anni le coscienze capaci di riflettere ed è un segno di contraddizione per tutti quelli di buona volontà.
Adele, con la grazia che può avere solo chi racconta la verità, ci fa intravvedere questa grandezza, senza nascondere le durezze, gli umori, la malattia e la fragilità di don Lorenzo".
Don Lorenzo è stato punto di riferimento di diverse generazioni. Non serve farne un mito o un santo. È un uomo, un sacerdote che ha lasciato un'impronta incredibile nella Chiesa, nel pensiero educativo e soprattutto nella vita di tanti ragazzi che vissero con lui quella straordinaria avventura che fu la scuola di Barbiana.
Adele Corradi ebbe la forza, la capacità, l'affetto di condividere gli ultimi quattro anni di vita di don Milani, quando era già stremato dalla malattia. Il priore era arrivato nella frazione di montagna di Vicchio il giorno dell'Immacolata del 1954. Fu un esilio da Calenzano, dove quel giovane parroco era diventato un pericolo. Troppo disponibile con gli operai e i comunisti. Fu punito e trasferito in quel posto isolato. "Era un giorno che pioveva, - si legge sul sito della Fondazione don Milani - il camion con la sua roba non poteva arrivare alla chiesa perché non c'era strada, fu scaricata sotto l'acqua 1 km e mezzo più sotto, fu poi la treggia, strascicata dai buoi, a portarla tutta infangata e fradicia alla chiesa. Don Lorenzo era salito a piedi insieme a qualche giovane della scuola di San Donato. Qualche giorno prima erano salite l‘Eda e la sua vecchia mamma che prima di accettare di seguirlo vollero vedere il posto. Quella visita fu un funerale, tornarono a Calenzano piangenti però non lo abbandonarono, ma lo seguirono nell'esilio di Barbiana".
Da quel posto, senza corrente elettrica, telefono,  e dove i figli dei montanari dovevano fare anche ore di cammino per arrivare alla scuola don Milani continuò la sua azione pastorale e Barbiana divenne il centro del mondo. 
Ma ora verrebbe lunga raccontare tutta la storia.
Un grazie all'Adele e al suo aver voluto lasciare alcuni ricordi che possono aiutare a conoscere lati intimi di don Lorenzo, ma il libro andava pensato meglio.
La speranza è che invogli a riprendere seriamente il suo pensiero attraverso le sue opere, lasciando agli "intellettuali" il compito di proseguire nelle loro inutili polemiche.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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