sabato 3 marzo 2012

Maroni, una vita da mediano

L'ho letto tutto d'un fiato, ma il libro di Alessandro Madron mi ha lasciato perplesso. Maroni. Una vita da mediano, Editori Internazionali Riuniti, è una buona operazione giornalistica che però mal si addice alla costruzione di una biografia che aggiunga qualcosa di nuovo sulla storia di Roberto "Bobo" Maroni.
Il libro è pieno di fatti e dati, ma il respiro cronachistico si sente troppo e non dà ritmo al lavoro. Molto frammentato e pensato più per categorie che per riferimenti temporali, rimane troppo in superficie e risente in modo perfino fastidioso della territorializzazione del personaggio. Va bene che Maroni è di Lozza, va bene che i suoi primi passi li muove in quel di Varese, va bene che, come altri, rimase folgorato dalla vista di Bossi, ma questo signore ne ha fatta di strada. Tre volte ministro basterebbero per costringere chiunque voglia raccontare di lui a uscire dal triangolo Morazzone, Varese, Lozza cercando testimonianze che possano svelarci un Maroni, non dico inedito, ma almeno meno varesotto.
Per carità, le testimonianze di Daniele Marantelli da una parte e di Sergio Ghiringhelli dall'altra ci stanno, ma non possono essere così centrali per raccontare Maroni.
Madron utilizza tanti materiali giornalistici e anche alcuni testi originali, ma non riesce ad uscire da una documentazione troppo provinciale.
L'idea che ci si fa procedendo nella lettura è di un lavoro che segue una tesi precisa, e via via che il libro procede si svela sempre meglio. "Tanti leghisti - scrive l'autore verso la fine del suo saggio - vedono in Maroni il soggetto che in questo momento ha le potenzialità per raddrizzare la situazione. E forse le potenzialità non gli mancano, ma la volontà e la capacità di concretizzare, si".
Qui Madron si espone prendendo posizione. Lo aveva fatto a metà del suo lavoro quando racconta della prima nomina a ministro dell'Interno. "Un ragazzo di provincia che si trova a guidare un ministero delicato, con gli occhi dell'Italia puntati addosso, con la voglia di far bene e la consapevolezza di aver contribuito a scrivere un capitolo importante della storia del Paese. Non deve esser stato facile. E non deve essere stato facile nemmeno sentirsi dire che era arrivato il momento di staccare la spina, alla fine del 1994, quando Bossi fa mancare il sostegno al primo governo Berlusconi". Ecco, qui Madron lascia il commento alle parole di Daniele Marantelli che non ci aiuta a capire l'effettiva portata di quel momento storico e politico. Il libro ondeggia così tra contesti altissimi e riflessioni non adeguate a descrivere gli effetti di talune scelte. Il lavoro è perfetto se pensato il salsa bosina, ma qui le questioni poste sono di ben altro livello e davvero hanno condizionato vent'anni di storia d'Italia. Il federalismo resta sospeso e non solo quello.
Arrivando verso la fine del lavoro Varese diventa davvero il centro del mondo. Madron non fa lo sforzo di raccontare come Maroni e la Lega vengano vissuti a Roma, dove anche solo pensando ai palazzi del potere tutto è cambiato. Ad esempio il numero dei parlamentari è ormai troppo significativo per pensare che quanto succede nel carroccio lo si decida nelle stanze di una sede in piazza del Garibaldino.
"Bossi ormai - scrive Madron raccontando alcuni fatti delle ultime settimane - non è altro che il simulacro di sé stesso. Se la Lega vuole sopravvivere, qualcuno deve prendere il suo posto". E chi se non Maroni che sembra avere con sé tutta la base? E invece non andrà così secondo l'autore che chiude il libro con un certo coraggio. "Maroni si comporta da leader, viene acclamato come un leader, viene rispettato dagli avversari, è ponderato nelle esternazioni e riesce a parlare alla pancia quando serve. Uno scalatore di razza che, almeno per ora, dovrà restare solo un gregario, senza cedere alla tentazione della fuga solitaria. Insomma, l'uomo giusto nel momento sbagliato".
Peccato che stiamo parlando di politica e tutto sommato andava bene l'esempio del gioco di squadra dove Madron, fin dal titolo, assegna un ruolo di mediano a Maroni. Far diventare gregario un cavallo di razza non aiuta a capire le reali dinamiche all'interno della storia della Lega. In questo Madron ha fallito. Tenere il libro un po' sulle corde della politica, un po' su quelle istituzionali, un po' su quelle personali, per quanto ben scritto, non fa decollare il suo lavoro.

2 commenti:

Nicola ha detto...

Che noia la sua recensione, caro direttore.

roye ha detto...

I found this is an informative and interesting post for I think it is very useful and knowledgeable. I would like to thank you for the efforts you have made in writing Extra le Lena Na this article. I am hoping the same best work from you in the future as well. In fact your creative writing ability has inspired me.
Cheap kohsamui Flights
Flights to kohsamui
kohsamuiFlights