lunedì 16 maggio 2011

In Nicaragua, tra vulcani e rivoluzioni passate

Il viaggio in Nicaragua era uno di quei sogni, di quelle attese che, a volte, durano anni e poi arrivano di colpo e resti lì, a pensare, a riflettere a riprendere a sognare.
Riprendo il blog e non posso non riportare quanto scritto sul mio profilo di Facebook. Non è certo il linguaggio del blog, ma perdere questi pensieri sarebbe un peccato.


domenica 17 - Pensieri in volo
Sono diverse ore che voliamo sull'oceano. Raro passare cosi tanto tempo, ormai quasi dieci ore, senza parlare con qualcuno e con una connessione con il mondo orientata solo al viaggio. Ho portato con me quaderni dei sogni. Senza successo ci ho frugato dentro nei giorni scorsi e oggi ho riprovato con maggiore cura e attenzione. Ma di quel sogno, dentro una cornice latinoamericana, non c'e traccia. Ne conservo un vago ricordo legato a lavori di allacciamenti di cavi in una metropolitana. Poco altro. Ne manca almeno un altro, di cui invece ho chiari e precisi i contorni. Era la primavera del 2008 quando una notte mentre sono nel mio letto mi viene gettato addosso un ragno. È minuscolo, peloso e velenosissimo. Mi sveglio di soprassalto e me lo sento addosso. Non riesce a mordermi e lo scaccio. Mi alzo per ucciderlo ma scappa e non lo trovo più. Il sogno si ferma qui con questa donna che, senza esser chiara la ragione, mi fa correre un gran rischio. Lei è molto legata all cultura cinese che per me è lontana, affascinante, ma anche misteriosa e a tratti pericolosa. Un sogno chiaro nei suoi simboli dove gli ingredienti sono la ragnatela con la sua bellezza, ma anche il rischio mortale nel restare imbrigliato. Poi c'è la sfida che aracne aveva portato agli dei e tra questi a quella più importante. Ed infine c'è il fascino del mistero. La psiche non ci aveva pensato su due volte e da tempo mi mandava segnali di insofferenza, con me sempre distratto e poco pronto a darle udienza. Era il tempo di una relazione controversa, impegnativa, lontana dal mio bisogno di ricerca di una spiritualità che non cercava esperienze al limite, ma apertura verso l'anima e la via alla felicità. Non solo mia, ma dell'universo mondo, per quanto mi fosse possibile cercare un tale senso della mia vita. Qualche tempo dopo, forse in luglio, il sogno di cui fatico a trovar traccia. Al centro il continente latinoamericano, le relazioni e le comunicazioni. Connettere è uno dei verbi che più mette in risalto un mio talento. Oggi ne ho maggiore consapevolezza e mi aiuta a comprendere meglio molte cose. Quel sogno indicava costruzione di reti, di servizi. Una forte carica di energia necessaria a far correre un'intera metropolitana dove passa un flusso continuo di persone. Un lavoro che permette mobilità e relazioni. Penso a tutto questo mentre questo miracolo della creatività umana balla tra le nuvole con sotto, dodicimila metri, l'oceano. Le nubi bianche ci separano da quell'immensa massa d'acqua da cui veniamo e che ci porta energia e, a volte, distruzione e morte, quasi a ricordarci il nostro esser appesi e fragili. E a questo proposito il rammarico della partenza proprio il giorno dell'uscita di Habemus papam il film di Nanni Moretti con al centro proprio il tema della fragilità dell'uomo. Questo viaggio ha tanti possibili ingredienti e penso non sia un caso arrivi proprio e solo ora. Forse ha atteso che avessi un diverso bagaglio di esperienza e maturità, anche se questa parola incute qualche timore e richiede la massima dose di umiltà. In ogni caso il richiamo verso il Nicaragua stavolta è stato forte e starà a me ascoltare quanto ha da raccontarmi e farmi sentire.


Lunedì 18 - La bellezza dell'amicizia
Una giornata con il mio amico Giori Ferrazzi. Stamattina siamo andati al carcere per minori a Granada, dove Terre des hommes collabora a un progetto. Poi, dopo aver girato un po' per questa bellissima cittadina,ho pranzato con lui e sua moglie. Chiacchiere tra politica, cooperazione internazionale, modelli di sviluppo, scelte personali, cultura e tanto altro. Una destra e una sinistra, entrambi "eretiche" a confronto con il piacere dell'attenzione all'altro, come ha sempre contraddistinto il rapporto con questo bell'amico. La magia dell'incontro e del confronto che si rinnova.
Questi primi giorni in Nicaragua sono davvero all'insegna dell'amicizia. L'accoglienza di Sergio e Valeska e' meravigliosa, cosi' come la vicinanza di Valeria. Con loro si intrecciano discorsi sull'arte, la politica, le nostre storie personali, i sogni, desideri e tanto altro che e' sempre bello confrontare con persone care.
E domani si va a Leon per incontrare alcuni amici di Gigi, e vedere le zone dove lui lavorava ormai 25 anni fa.
Il Nicaragua si svela ora dopo ora in una straordinaria mescolanza. Proprio come la storia di questo paese.

Martedì 19 - Supermercati e altri pensieri
Managua stordisce. Purtroppo non per la bellezza ma per la contraddittorieta'. La ricostruzione disordinata, senza nessun piano, dopo il terremoto del 1972, la rende brutta e totalmente inaccogliente. L'impatto con il Nicaragua e' cosi' un po' condizionato, ma via via che ci si vive si colgono aspetti diversi, al di la' del resto del paese che, per il poco che ho ancora girato, e' davvero bello.
La casa di Sergio e' sulla caretera sud a 15 km da Managua. Una zona tranquilla. Ieri sera, un po' per curiosita', un po' per fare la spesa, sono andato con Valeska alla Union, un supermercato di medie dimensioni. Un posto usato dalla classe media, da chi guadagna ben piu' dei 100-200 dollari al mese, che e' lo stipendio medio di qui. Ero curioso di vedere la diversita' dei prodotti, dei prezzi, dell'esposizione e mi ha colpito come la "cultura" del consumo abbia ormai pervaso tutto. Un supermercato come i nostri, tale e quale. Banco frutta e verdura all'ingresso, poi banco carni e pesce, le corsie divise a merceologie omogenee, la Barilla, ecc. ecc.
Prezzi piu' bassi dei nostri, direi circa un quarto, ma non per tutto, ma ovviamente fuori da ogni reale possibilita' di accesso per la gente comune. Un paese a tante velocita'.
Bellissimo vedere invece le varieta' di alcuni prodotti. C'e' un'intera corsia solo per il riso. Ci sono diverse qualita' di mango, di ananas e di banane che qui sono frutti comuni. Il pueblo, mi spiegava Sergio, acquista nei mercati, nelle bancarelle non dei turisti perche' non potrebbe spendere cosi' tanto. C'e' una catena gestita anche da uno dei tanti italiani presenti qui (ieri ho visto un ragazzino in scooter con un bauletto marchiato Pane e vino, che qui non esistono. E' una catena aperta in Costarica da ragazzi italiani che po l'hanno venduta agli americani).
Tra poco partenza per Leon... Emozionato perche' stasera alle 19 incontro Daniel Polido, Jose Ramon e altri amici di Gigi.

Martedì 19 - Gracias alla vita e viva Gigi
Sono passati venticinque anni, ma gli occhi di Josè Ramon, di Daniel, Josè Ernesto ed Estela si illuminano come si parlasse di ieri Via via che i racconti prendono corpo le parole scorrono e sono poche le frasi che Sergio deve tradurre. Al centro dell'incontro a Leon ci sono Marta e Gigi e diversi nicaraguensi che hanno vissuto con loro tra il 1985 e il 1988. "Gigi era un gran lavoratore, dinamico e sempre attento a tutti e tutto, ma lui sapeva coniugare l'impegno alla festa". Josè Ernesto rompe il ghiaccio e da li tutti diventano protagonisti. Erano anni duri, la guerra divampava e la crisi economica era devastante, ma c'era il sogno della rivoluzione che, per quanto mostrasse il volto della fatica, del conflitto, della profonda povertà, animava gli ideali di un'intera generazione e non solo nicaraguense. Questo italiano speciale aveva portato l'allegria, il gusto della festa per niente schiacciato dalla responsabilità di gestire un grande progetto agricolo e di formazione con oltre 50 lavoratori. "Arrivava da Managua dopo un giorno di lavoro e ci veniva a chiamare a casa e si faceva festa tutta la notte, alle due cucinava per tutti, poi alle quattro spesso si continuava al mare. Aveva un'energia vitale enorme". Estela era la sua ballerina preferita e lo ricorda con grande affetto. Potrei scriverne per ore e un po' delle ragioni di questo viaggio sono racchiuse in queste ore al cafetin Casa vieja a Leon. Storie che svelano umanità, caratteri, socialità, impegno politico, vera solidarietà, ma al centro sempre le persone. A diecimila km di distanza ho ritrovato il mio amico, mio fratello, mio compagno, mio faro. Una serata di allegria ma anche profonda emozione. Un dono grande, immenso che devo a tanti. A Gigi per primo, ma con lui a Marta, a Sergio che con pazienza e delicatezza mi sta accompagnando in questo viaggio, a Valeska che sa vivere le emozioni e a Valeria che comunque condivide questa conoscenza. È notte, fa molto caldo e le dita cercano i piccoli tasti di questo iPhone per fermare intense emozioni. Proverò a dormire un pochito, come dicono qui... Gracias a la vida... E mai come stanotte ne colgo il senso

Mercoledì 20 - Leon tra rivoluzioni e riflessioni
Leon è un pezzo importante del Nicaragua. È autentica, orgogliosa della propria storia, delle tradizioni. A differenza di Managua qui si avverte identità e la città si può vivere con maggiore serenità. 
Il centro ha mantenuto l'architettura coloniale con le case basse che nascondono giardini interni. Tante chiese e tante università. Splendida la cattedrale e la sua terrazza che ricorda, con stili e ricchezze artistiche diverse, le case di Gaudì a Barcellona. 
Il caldo infernale fiacca un po' la voglia di girare e sono solo le prime ore del mattino a poter esser godute. 
Per la prima volta ho toccato con mano le imprese della rivoluzione e l'orrore del somozismo. Nel museo dei martiri, in verità due scarne stanzette che dividono la casa con uno studio di un pediatra, ci sono le foto delle centinaia di giovani morti per la libertà del Nicaragua. 
Sono state 24 ore intense, emozionanti, belle. Un grade piacere l'incontro con tante persone legate ai miei amici e sono contento di aver condiviso tutto con Sergio e Valeska. Questa mescolanza di situazioni, che tanto mi fa pensare a fasi della mia vita, mi sembra davvero il valore forte di questo viaggio.

Giovedì 21 - Dura la vita...
Ogni tanto il Nicaragua ricorda Napoli. Si programma e poi ci si vede e si parte quando si è pronti. Uno spirito che a molti darebbe sui nervi subito e, nel migliore dei casi, si aprirebbero discussioni infinite. Qui invece va così e tanto vale farci l'abitudine perchè poi tutto diventa semplice e magari anche migliore. Un po' come la giornata appena chiusa. La prima di vero e solo turismo. Siamo andati a majagual e a San Juan del sur sulla costa del Pacifico. Centosettanta km e tre ore ad andare e altrettante a tornare (impresa non senza qualche rischio perché la strada buia sembra una gara ad ostacoli cercando di evitare auto senza luci, pedoni, gente in bici, con carretti di ogni tipo). Gli ultimi 20 km per Majagual sono di strada sterrata e poi camminata sulle rocce per raggiungere una spiaggetta deserta come in un film. Un bagno nell'oceano non lo avevo mai fatto e merita davvero. Con Sergio all'andata abbiamo fatto una lunga discussione sullo sviluppo, sui possibili modelli economici e mi rendo conto che il mio modo di vedere le cose è ormai intriso di buon senso che sa tanto di giustificazioni per continuare in questa idea di società che poggia tutto sulla semplice ricchezza economica e il profitto. In Nicaragua ogni contraddizione ti sbatte in faccia e ne resti stordito, ma pensare che ci sia una soluzione e che quella vada sicuramente bene è da ingenui se non da furbi o da imbecilli. Qui è tutto semplice e tutto complesso e così la chiacchierata mi stimola a riflettere su tanti aspetti della vita. In ogni caso oggi questo paese ci ha accolti dando il meglio di se compreso un tramonto da sogno. Si va a letto quando in Italia sono suonate le sveglie. Per chi ci crede (ma anche per gli altri) domani (oggi) è venerdì santo. In tanti luoghi si rinnova ogni giorno il sacrificio di chi si fa uomo e muore anche per noi. Qui ne sono vissuti tanti così

Venerdì 22 - È passata una settimana
Voli e atterraggi perfetti con quattro aeroporti (Malpensa, Barrajas, Tocumen e Sandino) e due scali (Madrid e Panama). Alle 17,30 sono atterrato a Managua.
È passata una settimana. Me ne rendo conto solo dalla maggiore familiarità che provo in alcune situazioni. Stamattina leggendo la guida per progettare meglio un viaggio settimana prossima, mi sono accorto che alcune località mi parlano già, riconosco spazi e caratteristiche delle diverse aree. Non è una semplice questione topografica, ma generale che riguarda soprattutto le persone. Non si fa l'abitudine alle profonde differenze (e per fortuna) ma si possono ascoltare e capire un po' meglio. Mi piace questa sensazione di maggiore familiarità (so che è ancora poco piu che la superficie) perché fa godere meglio dell'esperienza del viaggio. Insomma, è passata una settimana e sono contento perché ho incontrato tante persone, ascoltato storie diverse, conosciuto esperienze interessanti. Tutto questo insieme con una lunga chiacchierata con persone molto legate ai miei meravigliosi amici Gigi e Marta. Il resto è stato rilassamento e un po' di turismo. 
Conoscere un paese come il Nicaragua aiuta a conoscere il nostro paese. Aiuta, come mi diceva il mio amico Tino, a fare ordine dentro ne stesso. Aiuta a riflettere su tanti aspetti della vita. Una settimana muy ricca (non imparo lo spagnolo, ma non si può voler tutto...) 
Hasta la victoria

Domenica 24 - Pasqua, Ometepe e poi...
Un fine settimana tra amici e posti bellissimi. 
Sabato con Giori e la sua famiglia. Una giornata incantevole a pranzo sul lago a Granada e poi un giro sulle isolette nate dopo una forte eruzione del vulcano molti secoli fa. Pomeriggio davvero delizioso con lui, sua moglie e i due bambini simpatici, svegli e davvero carini. Un piacere passare alcune ore con loro a parlare di tutto e di più compresi i film e i cartoni animati e partite di calcio giocate nel giardino e finite 9 a 10 o 10 a 9 da una parte e dall'altra. Due ragazzini così sono un incanto. 
Come un incanto è stata la salita sul vulcano Masaya per mirare il suo cratere. I vapori e fumi dal gusto di zolfo e un'atmosfera dantesca danno la misura di cosa significhi essere la terra dei vulcani e dei laghi. La mattina di Pasqua passa così con Valeria e Valeska e poi con la loro mamma che vive tra Tipitata e Miami e ama l'italiano (come lingua ma anche come popolo). 
Una Pasqua davvero dell'anima familiare anche a 10mila km dalle mie case varesine e viterbesi con figli e mamma. 
E domani partenza per un altro pezzo di questa bella esperienza. Prima all'isla di omotepe dentro il lago di Nicaragua dove ci sono due vulcani. Il Concepción è uno dei più alti e attivi. Due giorni e poi verso nord al confine con l'Honduras. 
E poi...calma altrimenti diventa ora di tornare a casa.

Domenica 24 - Viva la liberazione
Otto ore di diverso fuso spostano indietro le lancette e così in Italia è già 25 aprile. Si ricorda San marco, ma la vera festa è quella della liberazione. E preferisco questa parola a resistenza. Le due sono legate rispetto alla lotta al nazifascismo, ma penso che nel termine liberazione stia molto di più. 
Ci penso spesso perché qui, ovunque, trovi scritte che inneggiano al FSLN, e in nicaragua liberazione ha un significato profondo perché significa anche orgoglio del sentirsi popolo con una chiara volontà e con il bisogno di vera indipendenza. Credo che la festa della liberazione possa essere la festa di tutti. Di quelli che credono necessario ricordare la lotta contro quei soprusi e quelle barbarie. E la memoria è nutrimento dei popoli. Ma credo che possa essere festa di tutti perché abbiamo bisogno di liberazione, di lottare perché possa essere esperienza collettiva ma anche individuale, perché ci faccia sentire in viaggio, in movimento e tesi alla felicità di tutto il mondo. 
E liberazione coniugato con festa è già un pezzo della felicità. 
W il 25 aprile

Mercoledì 27 - Gli occhi di Alexandra
L'isola de Ometepe, con i suoi due vulcani, è un luogo sospeso nel tempo. Si svela in ogni angolo e porta sorprese impensabili. Come in un scarna pulperia, piccoli bazar che vendono di tutto, dove su due mensole stanno decine di libri di lingue diverse per esser scambiati. Tanti turisti passano e possono lasciarne o scambiarne con un prezzo di 20 córdobas, 60 cent di euro. Diversi titoli italiani e tra questi anche Camilleri con Gli arancini di Montalbano. 
Porto con me la vista della playa sul Nicaragua che più che un lago sembra proprio il mare. Sulla veranda del ristorante arrivano spesso gli urraca, simili ai pappagalli, e intrepidi e sfacciati vengono a mangiare nei piatti se li si lascia fare. 
Mi resta la bellezza del vulcano Concepción, minaccioso, alto, simmetrico come un cono allungato a toccar le nubi che cambiano colore a seconda dell'ora. 
Il sendero dove si lasciano avvistare diverse scimmie, lucertoloni enormi, vari tipi di uccelli, scoiattoli e una vegetazione ricca con el ceibo a far da re. 
Ojo de agua è l'altro paradiso. Si presenta nel migliore dei modi con un hombre che decanta le lodi di questo specchio di acqua di sorgente termale che mantiene la temperatura dell'ambiente. L'acqua tiene giovani, toglie malanni di ogni genere, fa ricrescere i capelli e insomma è una sorta di lampada di aladino dove ognuno può chiedere cosa vuole. L'effetto sarebbe migliore in una seconda visita, gratuita e forse per questo considerata più benefica. Proprio a bagno conosciamo don Guillermo, il parroco di Altagracia, il secondo paese dell'isola. Non gli sembra vero sentir parlare italiano, a lui che è stato per tre anni nel nostro paese per laurearsi in diritto canonico dopo esser diventato sociologo e prete nella sua Granada. Don Guillermo è a Ometepe da soli dieci mesi. "Ho chiesto al vescovo di dimenticarsi di me. Qui è un paradiso e la mia parrocchia è molto organizzata. Le persone qui sono buone, semplici, vivono la comunità e partecipano alla vita della chiesa". Don Guillermo è simpatico e parla l'italiano benissimo malgrado i 15 anni che non lo praticava. 
Scopriamo da Salvador, il camierere del ristorante, che lui è amato e tutti lo conoscono perché gira solo con la tonaca. Ridiamo al pensiero di vederlo così dopo esse stati con lui in piscina. 
Mi resta la spiaggia di notte con le onde argentate e il cielo fitto fitto di stelle. 
E mi resta l'immagine di una terra straordinaria, rigogliosa malgrado la siccità. L'immagine di una povertà dignitosa e orgogliosa e quella degli occhi e dei musini di tanti bambini e bambine, come quello di Allexandra che gioca con me a farmi le facce e ride contenta. Nei suoi occhi tutta la bellezza della vita e del futuro di questo magnifico Nicaragua.

Venerdì 29 - La via del caffè
Ogni città del nord ha il proprio museo degli eroi e dei martiri. Sono spazi piccoli, arredati in modo scarno, gestiti da volontari. Sono le foto sbiadite delle centinaia di giovani caduti al grido di "libertà o morte" ad essere protagoniste. Non c'è alcuna retorica, non avrebbe alcun senso qui. 
A Esteli trovo la riproduzione del primo numero di Barricada, organo del Fronte sandinista, del luglio 1979, uscito pochi giorni dopo la vittoria. Li a fianco, lo statuto del Fronte, redatto nel 1969, segno della volontà di essere una vera organizzazione politico militare per sconfiggere la dittatura. Gli articoli 23 e 24 parlano del diritto di critica all'interno del fronte e recitano testualmente: "La critica debe ser: justa, politica, seria, oportuna, fraterna, energica. La critica deve esser sempre accettata con serenità, soddisfazione e firmata". 
Niente male per un'organizzazione che stava combattendo una lotta impari e che era composta di poche decine di persone. Esteli e Matagalpa sono sulla rota del caffè. Si presentano in uno scenario completamente diverso dal resto del paese. Sono incastonate sulle montagne. Qui la gente vive di agricoltura e commercio. La resistenza e la battaglia a Somoza partirono da queste terre. La vita scorre ancor più lenta. Si respira davvero un'altra aria. 
Ad Esteli siamo andati a vedere FunArte, una fondazione per l'arte e i bambini. Sergio è stato tra i fondatori di questa splendida attività nata nel 1989. Un segno della forza dell'arte proprio dentro uno dei periodi peggiori per quella città teatro della più schifosa forma di guerra come quella scatenata dalla Contra che se la prendeva con i contadini, con le donne e i bambini. FunArte è un po' l'emblema della ricchezza vera del Nicaragua e di quelle organizzazioni internazionali che sono venute a mettere dei semi che ora vedono fiorite piante rigogliose come questa dove lavorano nei vari laboratori centinaia di bambini e ragazzi. 
Matagalpa è la patria di Carlos Fonseca la cui presenza è un po' come quella del Che a Cuba. 
Nell'ultima sera di questo mini tour abbiamo scelto un hostal popolare che da il nome al piccolo hotel e alla farmacia visto che i proprietari sono entrambi medici. Conoscono bene l'Italia per averci studiato. Così si conferma un gemellaggio che sembra però parlare di tempi lontani. Queste zone richiederebbero tanto tempo per esser più vissute scoperte in tutta la loro bellezza. 
Un po' a malincuore si rientra a Managua. E sono volate due settimane...

Venerdì 29 - Primero de mayo del pueblo e di Daniel
La statua di Alexis Arguello è piantata in mezzo a piazza della vittoria. Sulla destra il palco con a fianco un gigantesco maxi schermo che trasmette le immagini dell'immensa massa di folla che si accalca per oltre due chilometri. 
Una festa di popolo con tanto di musica, punti ristoro, ragazzi che ballano. Magliette e cappellini di ogni genere. 
Si presenta così questa inconsueta festa del primero de mayo celebrata il 29 aprile. È lo stesso Daniel Ortega, il presidente, a spiegarne le ragioni. "Volevamo una festa per le famiglie e per questo abbiamo scelto di anticiparla. Quando nell'aprile del 2009 abbiamo fondato il fronte dei lavoratori sapevamo quanto fosse importante la loro unità per la rivoluzione, per la patria libera, per la democrazia". Ortega inizia così il suo discorso alle 17.15. Il suo popolo lo ha aspettato poco ed è stata un'esplosione di bandiere, di cori, di colpi di mortaio. 
Un discorso popolare al limite del populismo, come del resto le parole d'ordine della sua lunga e presentissima campagna elettorale. " Seguimos cambiando Nicaragua. Cristiana, solidaria y socialista". Non poteva così non citare, che proprio nelle stesse ore della festa a Managua, in Vaticano Benedetto XVI, alla presenza anche del cardinal Obamdo Y Bravo, stava santificando il suo predecessore Giovanni Paolo II che qui è molto popolare. È una delle tante contraddizioni di questo singolare paese che vide proprio quel Papa bacchettare Ernesto Cardenal in ginocchio a attenderlo. Oppure oggi Ortega va a braccetto con quello stesso Obando Y Bravo che parteggiava per i macellai della Contra. 
Del resto, in piazza della vittoria, bastava alzare gli occhi per capire quante siano le contraddizioni di Ortega. Mentre professa l'antimperialismo quasi fossimo negli anni della rivoluzione o del gringo Regan, dietro a lui campeggiano le pubblicità simbolo di quel capitalismo e liberalismo sfrenato. Ortega ha meriti innegabili, ci sono scuole ovunque e così tanti centri di salute. Ha creato posti di lavoro, ma il paese ha tante velocità diverse e molti punti oscuri. È una democrazia zoppa dove la separazione dei poteri è fasulla tanto che Ortega ha fatto un blitz per potersi ripresentare Ma lo stesso Ortega è poco credibile quanto usa termini desueti e intona l'internazionale sotto le bandiere del Burger King o dell'Union, la catena di supermercati dove nessuno dei ceti popolari potrebbe mettere piede.
Il Nicaragua è un mix di tutto questo e la festa ne è una testimonianza. Strano un paese che si ferma per permettere al popolo di vedere Real Madrid contro Barcellona che sono gli idoli di tanta gente. Per la partita del 3 maggio è previsto un altro blackout e lunedì non si lavora perché il primero di maggio cadeva di domenica. Così in meno di una settimana ci sono cinque giorni di stop. Niente male per un paese che veniva da una settimana di festa totale. Il populismo è anche questo, offrire partite con maxi schermi, birre e magliette con i colori del Barca e sul retro Daniel e il numero 2 della lista alle prossime presidenziali. 
Ridurre la politica sandinista, che non è il danielismo, come lo chiamano qui, a tutto questo sarebbe sciocco e superficiale, ma è anche un simbolo delle trasformazioni che sta vivendo questo straordinario paese. 
In ogni caso buon primero de mayo e buon cammino presidente Ortega malgrado i grandi e pesanti rischi che farà correre al suo paese. Nicaragua ne ha bisogno. 
Ne ha bisogno ne ha bisogno e lo merita.

Domenica 1 maggio - Il fascino della creatività
I primi giorni che ero qui a Managua raccontavo agli amici una storia vera e davvero intrigante e per molti incredibile. Con varesenews stiamo collaborando con alcune belle realtà di Alessandria per far nascere un giornale online. 
Ci stanno lavorando: Paolo da Dresda, Luciano e Hagam da Gallarate, Manuel e altri da Gazzada, Marco da Managua. 
Quando si dice che la realtà è ormai globale... 
Stiamo lavorando anche a un'applicazione iPhone per un'azienda e a quelli di prima si aggiungono: Gino da Roma e iTunes dagli stati uniti 
Il primo di maggio nei pensieri dal Nicaragua è anche questo, perché le rivoluzioni, come la storia, insegnano molto, ma la parte più profonda è il senso del movimento, della capacità di andar oltre. Tutto questo mi viene in mente mentre qualcuno ha lasciato partire Bisanzio di Guccini, "che è un simbolo, un sogno che si fa incompleto". Dove chi sapeva leggere il futuro è in crisi e non capisce più perché non ritrova romani e greci mentre sente bestemmiare in alamanno e goto. 
Sergio dipinge interpretando i racconti di Juan Rulfo, scrittore messicano. Storie di riscatti, di battaglie cruente, di terre e contadini. La vita come arte e l'arte come espressione della vita. Modi diversi per un cammino alla ricerca del senso. 
I principi, i valori non van toccati, ma come si declinano resta un mistero e quando il mondo prende a correre come ora, tutto diventa più difficile oltre che affascinante. In ogni caso viva il primo maggio e la creatività che ci rende sempre liberi.

Lunedì 2 maggio - L'amore per l'arte e la vita
Del Cemoar ho sentito parlare tanto. Nato come centro di spiritualità fondato da Uriel Molina, è stato il punto di riferimento di tantissimi artisti latinoamericani e italiani. Oltre ai lavori di Sergio, si trovano opere di Ugo Perini e Tino Sartori, anche loro varesini, e poi anche di Aurelio C., marchigiano.
Ci sono due preziosità: il mosaico più grande del Nicaragua per l'epoca realizzato con pietre naturali da Leonel Cerrato; le uniche due rappresentazioni di nudi catalogate da un americano che aveva realizzato un libro sul muralismo nicaraguense nei dieci anni della rivoluzione.
Oggi, dopo l'uscita di Sergio sei anni fa, il Cemoar è ancora ben conservato, ma rischia di veder deperire un autentico insieme di opere artistiche di garnde pregio tanto da meritare il riconoscimento di patrimonio artistico nazionale. Lo stato deve così, grazie alla legge che lo prevede, garantire il mantenimento delle opere.
Un altro pezzo di storia a cui tenevo davvero molto per il mio viaggio. Emozionante vedere i lavori di tanti amici, di tanti artisti che rappresnetano momenti importanti del proprio paese, dal Nicaragua, al Salvador, al Messico, a Panama, all'Italia. 
Lì dentro è passata tanta energia positiva e nulla potrà distruggerla, nemmeno la possibile incuria e ignoranza dell'uomo che dimentica, o proprio non vuole sapere e conoscere.

Mercoledì 4 maggio - Le mie case
Il Portogallo è la porta dell'Europa in questo momento. Il mio orologio segna le cinque del mattino, l'ora di Managua, ma qui devono essere le dodici e tra meno di un'ora saremo a Madrid. 
Taca, perfetta e puntuale, mi ha fatto volare dalla capitale del Nicaragua a quella del Salvador. Iberia pensa poi alle altre tratte, quella madrilena e poi fino a Malpensa con arrivo previsto alle 18.10. 
La forte turbolenza per un tratto del volo è proprio la metafora del mio stato d'animo. Torno a casa. A Varese ho i miei figli, il mio lavoro, progetti, amici. Ma questo viaggio mi ha confermato come ogni luogo può diventare la mia casa, la mia terra. 
Già prima del Nicaragua per me tornare a casa aveva più significati. Casa per me è Viterbo, dove sono nato e dove vivono tanti miei affetti, tra cui mia mamma. 
Casa ora diventa anche quella della caretera sud che da Managua porta a El crucero. 
È stata un'esperienza bellissima, ne parlerò domenica alla festa di Maddalena, ma ne scriverò ancora. Oggi voglio stare nelle emozioni che mi invadono forti come quel temporale che ci ha fatto ballare per un'ora, a volte facendo trattenere il respiro e facendo quasi gridare tante persone preoccupate dello sballottamento a cui eravamo costretti a dodicimila metri in mezzo all'oceano. Sono solo attimi, ma si riflette su molto, lassù sospesi. 
In ogni caso dal Nicaragua porto con me tanto. Ora mi viene solo un ringraziamento a tutti. A quelli che mi hanno accolto, a Sergio, Valeska, a sua mamma Rita, sua sorella Delia e Josè Luis, promessi sposi, a giori e alla sua famiglia, a Valeria che è splendida e che con pochi risultati a causa della mia pessima applicazione ha provato a insegnarmi un po' di spagnolo. Lei è stata la mia incantevole guida per incantevoli luoghi. Ma di loro e di quei luoghi ne riparlerò. Grato per aver riprovato con ancor maggiore intensità l'amore per la vita, per le relazioni, per le persone. 
Emozioni forti che chiedono ascolto e portano ricchezza in ogni direzione. 
Nel frattempo anche Madrid è arrivata e Milano sembra sempre più vicina e più piccola.

Nessun commento: