Negli occhi di un bambino c’è tutto il nostro futuro. Ce lo svela in tutta la sua profondità il cinema. Come non ricordare lo sguardo di Salvatore in Nuovo cinema paradiso, o quello incantato di Giosuè ne La vita è bella di Roberto Benigni?
Il sorriso di un bambino è tra i doni più grandi che può ricevere un adulto. Nello stesso modo la sofferenza dei più piccoli ci inquieta e ci coinvolge emotivamente. Dovremmo ricordarcene sempre, e non solo quando siamo direttamente coinvolti.
“Un bambino in ospedale non è un piccolo adulto, ma un bambino. Un neonato, un bambino, un adolescente sereno guarisce prima, ma la sua serenità dipende dall’ambiente che lo circonda. Giochi, sorrisi, colori e spazi vivaci per socializzare sono come una terapia: la soglia del dolore si abbassa e si risponde meglio alle cure”.
Niente meglio di queste parole spiegano le ragioni di un ospedale materno infantile. E niente meglio di quello che afferma Umberto Veronesi ci svelano una visione della professione medica. “Non esiste, secondo me, medicina senza solidarietà, né medicina senza amore. E proprio per questa sua profonda aspirazione alla solidarietà, io vedo la professione medica come una missione. Una missione con un grande spessore etico. Il medico dovrebbe possedere un forte senso della giustizia sociale e non conoscere nessuna forma di intolleranza, né razziale né di altro genere”.
Per il progetto di un ospedale del bambino, il nostro territorio deve molto alla fondazione Il ponte del sorriso. La sua attività ha un grande valore e si sviluppa su fronti diversi, tutti importanti.
Da anni, centinaia di cittadini fanno volontariato nelle corsie dell’ospedale. Portano calore, allegria, sorrisi, giochi e svago ai bambini ricoverati. Insieme a questo lavoro si sviluppano iniziative che sensibilizzano e fanno cultura. Un impegno non diverso da quello delle centinaia di associazioni di volontariato presenti in provincia. Il ponte del sorriso ha però lanciato una sfida ancor più grande: la costruzione di un nuovo ospedale. E questo è il terzo fronte, il più delicato e difficile, dove l’impegno non può essere solo il loro, ma deve coinvolgere tutta la collettività.
Ce lo hanno ricordato con coraggio e gentilezza i tanti volontari che si sono ritrovati due giorni fa alla presentazione del progetto. Ci credono a questo sogno, e ne hanno finanziato tutta la fase progettuale. Le scelte fin qui fatte sono di grande eccellenza, a partire proprio dai soggetti coinvolti. Il riferimento è l’ospedale Meyer di Firenze, una delle strutture più importanti in Italia.
Intorno al Ponte del sorriso si sono poi strette tutte le istituzioni, perché gli unici colori che contano, parlando di bambini, sono quelli della gioia e non degli schieramenti politici. Alcuni fondi ci sono, e i lavori possono partire. Ma non basta. La città, il territorio, devono crederci e occorre una vera mobilitazione, un’attenzione fatta di gesti concreti. Servono ancora risorse economiche, e tutti possiamo fare la nostra parte.
Nessun commento:
Posta un commento