domenica 6 giugno 2010

Questa è Varese

"Non mi piace che il territorio che mi ha visto nascere (oltre 60 anni fa), vivere e penso morire non sia più il mio territorio. Non lo riconosco. Gli appartengo sempre meno.

Mi parlano di tradizioni che non ho mai visto né vissuto e di radici delle quali i miei vecchi non hanno nemmeno sentito parlare ed allora non posso fare a meno di chiedermi: perché?"

E già perché? Daniela ce lo chiede un po' a tutti. Una lettera al giornale in cui affermava che "il nostro inno, ancorché bruttino, è un simbolo che mi rappresenta, mi dona quel senso di appartenenza alla mia comunità. Certo non è che un piccolo simbolo, ma smantella un inno oggi, smantella una bandiera domani … tanti "piccoli" fanno tutti".

Nello stesso giorno, il 2 giugno, su Facebook, la più grande comunità virtuale con oltre 500 milioni di iscritti in tutto il mondo, nasceva un gruppo titolato "Questa è Varese".

In due giorni oltre duemilacinquecento persone vi hanno aderito. Discutono, commentano e propongono frasi che rappresentino il territorio.

"Tutti bevono il mojito. Sono tutti PR. Faccio il figo coi soldi del papi. La locale che ti fa dieci multe al secondo. Bigiare ai giardini. I metallari al San Vittore. I pullman stracolmi di gente. Il G6 che può impedire tutto ma non l'aperitivo del venerdì sera. Le grotte di Valganna. Il falò di Sant'Antonio. Anche i cessi se la tirano. Il dolce Varese che quando lo mangi ti asciuga qualunque cosa. Il mercoledì sera è zero. Ci vediamo al piantone. Quelli che escono a Cavaria per non pagare il casello a Gallarate. Il traffico che ti fa passare la voglia di uscire. Viale Borri che sembra la Salerno Reggio Calabria. Scrivere sui muri del sottopassaggio le date delle bigiate. Il mitico Pappalardo che dirigeva il traffico. La domenica sera sembra che ci sia l'ora del silenzio. Bruceremo Cantù. Il parcheggio dell'Insubria che quando piove si trasforma in una palude. Avere la carta sconto benzina. Andare a Monate, prendere il pedalò per quattro persone e poi salirci in otto. Fare corso Matteotti settemila volte e non entrare mai in un negozio.Fare una tangenziale nuova per evitare coda all'ora di punta e avere coda a qualsiasi ora. La pista ciclabile intorno al lago. La festa degli alpini al Campo dei fiori".

E ce ne sono tante altre ma dovremmo fare pubblicità ai locali che abbondano nelle visioni dei varesini.

Cara Daniela, sembreremmo messi davvero male. Da una parte i cultori di miti e tradizioni lontane. Culture non nostre sbucate come funghi per avvalorare tesi politiche che dividerebbero volentieri il Paese. Dall'altra, insieme con definizioni carine, anche un guazzabuglio di banalità e luoghi comuni che proliferano e si diffondono alla velocità della luce.

O forse no, cara Daniela. Non è tutto così, ma c'è da riflettere,perché sono segni di un tempo che cambia. Forse anche per questo ci farebbe bene conoscere, far conoscere e condividere ancor di più e meglio alcuni simboli che hanno permesso a tutti di avere tanta libertà.

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