Un film asciutto, difficile che racconta una parte dei quindici anni del nostro paese che segnano una svolta profonda. Il regista, insieme alle parole dei protagonisti, fa parlare le immagini e rappresenta tutta la tensione e il dramma con un'assoluta assenza del bello. Ci è riuscito così bene che perfino Scamarcio (Segio) e la Mezzogiorno (Ronconi) risultano brutti o comunque raramente emerge la loro bellezza. Sono spenti, spesso inespressivi, duri, contratti. Vince il grigio e anche venezia e la campagna veneta appaiono piatti e senza colore.
L'altro aspetto che fa riflettere è la giovane età dei terroristi. Quando Segio, il "comandante Sirio" viene arrestato ha 28 anni. Lui sarà uno degli ultimi ad uccidere e l'ultimo a uscire dal carcere nel 2004.
La follia di questi giovani che volevano sovvertire il mondo si avverte ogni minuto che passa e di questo se ne fa interprete bene proprio Scamarcio che chiude il film con un primo piano dove lui si "assume tutta la responsabilità giuridica, politica e morale".
Gli anni di piombo hanno cambiato il paese e dobbiamo ancora farci i conti e questo film aiuta a riflettere. Tratto dal libro Miccia corta di Sergio Segio, da anni impegnato nel volontariato con diversi progetti e il Gruppo Abele, il lavoro di De Maria ha il coraggio di mettere le mani su qualcosa di doloroso e delicato.
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