Non avevo mai sentito parlare del libro di Yalom, Le lacrime di Nietzsche. Devo a lei una lettura entusiasmante. In un periodo dove leggo quasi a coppia per argomenti. Dopo L'equazione dell'anima, dove protagonisti di una storia vera erano Jung e Pauli ora ci si imbatte in un rapporto che non c'è mai stato tra Breuer, maestro di Freud, e Nietzsche.
Il grande medico viennese non incontrò mai il filosofo tedesco, ma la magia del libro è quella del ricostruire quel periodo attraverso le elaborazioni che da lì a poco avrebbero visto la nascita della psicanalisi e la filosofia di Nietzsche.
Il racconto scorre veloce e, per quanti non conoscono nulla di quelle materie che avrebbero rivoluzionato l'idea stessa del pensiero occidentale, è un'occasione ghiotta leggere il libro di Yalom.
La fine dell'Ottocento mostra così tutta la propria grandezza. Un romanzo importante che ricostruisce con grande attenzione una fase storica che avrebbe influenzato tutto il secolo successivo e non solo.
La breve descrizione da Ibs
Nella Vienna fin de siècle, abbandonato da Lou Salomé, giovane donna dal fascino incantevole con cui ha condiviso un esaltante ménage à trois, Friedrich Nietzsche, schivo, solitario, asociale, è in preda a una disperazione estrema che gli ha fatto tentare più volte il suicidio. Uno stato che si manifesta con una moltitudine impressionante di sintomi: emicrania, parziale cecità, nausea, insonnia, febbri, anoressia. Gli è accanto Joseph Breuer, stimato medico ebreo, futuro padre fondatore della psicanalisi, che sottopone il filosofo alle sue cure, basate sulla convinzione che la guarigione del corpo passi attraverso quella dell'anima. Reduce dal difficile rapporto con un'altra paziente, Anna O., su cui ha sperimentato un trattamento psicologico rivoluzionario, anche Breuer è in preda a una depressione profonda dovuta alla forte attrazione che prova per la donna, a dissapori matrimoniali, al senso di soffocante prigionia causata dai legami e dalle convenzioni della vita borghese. Tra Breuer e Nietzsche, nel corso di numerose sedute successive, si instaura un dialogo serrato e coinvolgente nel corso del quale il primo cerca invano di arrivare alle radici del male oscuro del filosofo e di indurlo ad aprirgli il cuore. Alla fine, il medico ha l'idea risolutiva: vestiti i panni del paziente e confessando tormenti, pene e preoccupazioni a Nietzsche, riesce a infrangerne l'impenetrabile isolamento e a provocare in lui una liberatoria catarsi emotiva.
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