martedì 20 gennaio 2009

Obama un nuovo mito

Mi sono imbattuto nella sua prima autobiografia per caso. Durante una ricerca in libreria ho visto il libro e l'ho preso con la promessa di leggerlo prima o poi. Avevo curiosato tra vari suoi discorsi, ma ero affascinato dal titolo. Ammiccante, ma anche carico di possibili emozioni. E non sono rimasto deluso, anzi. I sogni di mio padre è una delle autobiografie più belle che io abbia letto. Mi ha talmente catturato che l'ho letta di un fiato passando poi al secondo suo libro.
La sua scrittura è chiara, scorrevole e ha coraggio nel raccontare la sua storia.
“Quello che ci affligge, - racconta Obama, - è il divario tra la grandezza delle nostre sfide e la piccolezza della nostra politica – la facilità con cui ci facciamo distrarre da cose insulse e triviali, il nostro cronico evitare decisioni difficili, la nostra apparante incapacità di costruire il consenso necessario ad affrontare i problemi importanti”.

L'ingresso di Barak Hussein Obama alla Casa Bianca passerà alla storia. Dopo oltre quarant'anni, gli Stati Uniti d'America, e non solo loro, riscoprono il piacere di avere un mito. Dalla morte dei due Kennedy e quella di Martin Luther King nessun politico aveva più riscosso tanto sucesso e suscitato tante speranze. Obama non è solo nero e giovane. È un uomo che crede fermamente nel suo paese, nei sogni, nei valori profondi dell'uguaglianza e della solidarietà. Ha fatto tanta strada e ha avuto il coraggio di scriverla, di analizzarla con serenità e trasparenza.
Nel 1995, quando non ricopriva ancora nessuna carica politica, pubblicò la sua autobiografia dei primi trent'anni di vita. I sogni di mio padre è un libro straordinario, intenso, scritto in modo avvincente. È diviso in tre parti che raccontano le sue origini, gli anni della formazione e dei primi lavori sociali e politici a Chicago e dei suoi viaggi in Kenia alla ricerca di una parte importante della propria identità. “Non era semplicemente gioia quella che provai. Era piuttosto la sensazione che tutto quello che stavo facendo, ogni gesto, respiro e parola portasse con sé l'intero significato della mia vita, che un cerchio stesse cominciando a chiudersi, così che avrei potuto finalmente riconoscere me stesso per quello che ero”. Un libro coraggioso che permette di conoscerlo a fondo, nelle sue convinzioni, nella sua tormentata vicenda familiare e soprattutto nella sua profonda identità. Da parte del padre keniano, Obama ha sette tra fratelli e sorelle avuti da tre diverse donne e una sorella avuta dalla madre Ann in seconde nozze. L'Africa e la ricerca delle sue origini è un elemento fondamentale nella vita del neo presidente. L'altra sarà l'incontro con Michelle descritto nelle pagine finali del libro edito dalla casa editrici Nutrimenti e pubblicato in Italia per la prima volta nel 2007. “In questi ultimi anni (si ricordi che sono pagine scritte nel 1994, ndr) credo di aver imparato ad essere più paziente, con gli altri e con me stesso. Se così è stato, è solo uno dei tanti miglioramenti nel mio carattere che devo a mia moglie Michelle”. I sogni di mio padre si chiude con il suo matrimonio dove aveva potuto reincontrare molti dei suoi fratelli e sorelle. Le sue ultime parole fanno sentire la carica di un uomo aperto e sensibile. “Almeno per quell'istante, mi sentii l'uomo più fortunato del mondo”.
Obama ha poi continuato un ottimo lavoro di scrittura con L'audacia della speranza pubblicato nel 2006. In Italia è edito da Rizzoli ed è uscito un anno dopo. In questo nuovo lavoro, dopo dieci anni di attività racconta della politica, dei progetti, delle idee, dei sogni per un mondo nuovo. Era un semplice senatore, uno di quelli che in Italia avremmo chiamato peones. Chiamato ad aprire la convention democratica che avrebbe scelto Kerry come sfidante di Bush, pronunciò un discorso rimasto alla storia, che da lì a quattro anni lo ha portato a battere Hilary Clinton alle primarie e poi Mc Cain nella sfida per la Casa Bianca.
In chiusura del primo capitolo che tratta del clima di rissa tra repubblicani e democratici scrive: “Immagino che le persone stiano aspettando una politica che abbia la maturità di bilanciare idealismo e realismo, di distinguere tra quello su cui si può o non si può venire a patti, di ammettere la possibilità che l'altra parte possa avere ragione qualche volta. Spesso non capiscono le controversie tra destra e sinistra, conservatori e liberal, ma riconoscono la differenza tra dogmatismo e senso comune, responsabilità e irresponsabilità, tra le cose che durano e quelle che passano. Sono là fuori, in attesa che repubblicani e democratici li raggiungano”.
Ora l'America e il mondo lo attendono e lo metteranno alla prova. Una bella responsabilità. Ma è già storia.

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