A Gaza continuano a parlare le armi. Centinaia di morti e distruzione riportano di nuovo il Medio Oriente sull'orlo di un baratro. Nessuno spiraglio a una pace che diventa sempre più lontana perché questa non è l'assenza del conflitto, ma la possibilità di una vita che possa guardare al futuro.
Il film Il giardino dei limoni di Eran Riklis non fa vedere la guerra, ma racconta le tensioni, le paure, i soprusi ed esalta sentimenti ed emozioni viste da due parti. Sono due donne le protagoniste, da una parte la palestinese Salma che vive del raccolto dei limoni prodotti nel suo giardino da cinquantanni, dall'altra Mira, moglie del ministro della difesa israeliano. La casa dell'esponente politico è proprio sul confine con la West Bank e il giardino di Salma è visto dal Mossad come un pericolo per l'incolumità del ministro. Inizia così una lunga disputa anche legale per la sua distruzione.
Un film intenso che con delicatezza entra nelle emozioni delle due donne. Tra loro c'è solo una rete metallica e una cultura di guerra, di odii, pregiudizi che sembra impossibile da superare. O quasi perché con pochi gesti e sguardi tra le due nasce un sentimento nuovo che lascia alle spalle l'ostilità che sembra essere nella natura delle cose. Due belle donne, forti e affascinanti che sono loro malgrado vittime di logiche più grandi.
Un messaggio però che sembra stridere con quanto sta succedendo in questi giorni e che manda in aria l'idea che solo dalle donne possa arrivare un diverso futuro. Il ministro della difesa isaraeliano che ha ordinato le rappresaglie a Gaza è infatti una donna.
Nessun commento:
Posta un commento