I giornali sono un'opera collettiva. La loro bellezza sta tutta lì. È il confronto continuo tra i redattori che fa crescere. Il rapporto con i lettori e con il territorio fa il resto. E così mercoledì mattina si è aperta una bella discussione su cosa fare ancora sull'episodio di Brinzio, dove degli imbecilli hanno imbrattato le sagome dei bambini neri.
Ne è venuta fuori un'interessante intervista di Roberta Bertolini al provvediore Claudio Merletti. Dopo aver tirato le orecchie ai media, tra le altre cose afferma: «Dare letture ideologiche a questi episodi di cronaca mette a repentaglio il lavoro delicato degli insegnanti. Trasmette un clima di sfiducia che investe i ragazzi, le famiglie e i docenti. Va detto, invece, che gli istituti professionali, come quello che aveva come studenti i giovani protagonisti del pestaggio, svolgono un ruolo importante nell'educazione e nell'integrazione. Sono frequentati da ragazzi immigrati che, nella maggior parte dei casi e al di là di qualche singolo episodio, vivono accanto ai compagni senza alcun problema. Questo anche per merito della "scuola" che è fatta di persone, di docenti, di presidi che mettono in campo tutti i meccanismi per assorbire le differenze sociali, compensare i limiti. Sono quelle le scuole in cui è più difficile lavorare, ma anche quelle in cui si svolge il lavoro più faticoso di integrazione tra i singoli ragazzi e tra i ragazzi e la società».
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